Minari
film del 2020 diretto da Lee Isaac Chung
Minari
Titolo originale |
Minari |
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Lingua originale | inglese e coreano |
Paese | Stati Uniti d'America |
Anno | 2020 |
Genere | drammatico |
Regia | Lee Isaac Chung |
Sceneggiatura | Lee Isaac Chung |
Produttore | Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Christina Oh |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Note | |
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Minari, film statunitense del 2020 con Steven Yeun, regia di Lee Isaac Chung.
Frasi
modifica- Il minari è qualcosa di meraviglioso. Il minari cresce dappertutto, così tutti possono raccoglierlo e mangiarlo: sia i ricchi che i poveri possono goderne. Puoi mettere il minari nel kimchi, puoi aggiungerlo allo stufato, puoi metterlo in una minestra. Il minari è magico, può essere perfino una medicina, e se sei malato ti cura come il migliore dei dottori: minari ti fa sparire i dolori e ti guarisce. Minari è la cosa più meravigliosa che la natura abbia creato. (Soon-ja)
Citazioni su Minari
modifica- Il film ha un andamento lento ma per nulla tedioso, alterna piccole asprezze coniugali ad amabili bozzetti di vita familiare, aggiungendo personaggi eccentrici, come quell'ex soldato un po' cencioso e molto credente che combatté in Corea e ora cerca disperatamente l'amicizia di Jacob (l'incarna uno stagionato Will Patton sottratto ai suoi classici ruoli da cattivo). Ne esce il ritratto agro-dolce, a tratti buffo, di un'integrazione possibile, anche perché nessuno, tra i bianchi del luogo, sfodera atteggiamenti razzisti verso gli stranieri e i due piccoli Yi se la cavano subito bene con l'inglese.
Come in certi film americani degli anni Ottanta sulla dura vita dei "farmer", il regista mostra la fatica dei campi, la volubilità dei mercati, le insidie della natura, l'avidità delle banche, aprendo però il finale a un barlume di speranza, pure ad alto tasso simbolico, proprio grazie alle virtù dell'erba dimenticata che dà il titolo al film. (Michele Anselmi) - Prodotto dalla Plan B di Brad Pitt (bello, bravo e anche progressista, che vogliamo chiedergli di più), [...] s'iscrive al genere della diversity dettato dalla nuova agenda sociopolitica degli Usa, circostanza di per sé encomiabile ma non sufficiente per evitare anche in questo caso lo sgradevole sentore degli ingredienti dosati a tavolino. Vi s'intona, in effetti, l'ennesimo de profundis del Sogno americano (espressione obsoleta perché in realtà nessuno la usa più se non per contestarla) attraverso le vicissitudini di una famiglia coreana trasferitasi in Arkansas per coltivare ortaggi autoctoni da vendere agli immigrati: [...] occorre che arrivi la nonna che pianterà i semi dell'erbetta piccante chiamata, appunto, "Minari" dispensatrice di proprietà taumaturgiche nella seconda stagione di crescita (capita la speranzosa metafora sul destino delle generazioni asian-american?). Divertenti i duetti animati dal caratteraccio della vecchietta, elegante la fotografia rurale, modesta la musica ancorché efficace nel supportare i momenti clou, adeguati gli attori, significative le apparizioni dei folli sperduti nella vastità edenica del paesaggio come quella del vagabondo che marcia con un crocifisso sulle spalle: preparate i fazzoletti oppure, a scelta, constatate che la compassione non è sinonimo di poesia né la la furbizia di emozione. (Valerio Caprara)