Manfredi Porena
filologo italiano (1873-1955)
Manfredi Porena (1873 – 1955), filologo italiano.
Vittorio Alfieri e la tragedia
modifica- L'uomo dell'Alfieri non è l'uomo semiromantico, oscillante e complesso, della tragedia francese, e tanto più dista dall'uomo romantico. Esso è invece l'uomo di condizioni psicologiche ben ferme e determinate. Quasi sempre la sua anima è semplicissima, perché il grido d'una fortissima passione, o d'un supremo ideale, vi supera o assimila a sé ogni altra voce. È una passione, un'idealità fatta uomo. Che se pure esista in lui un sentimento subordinato contrastante, come per esempio nei due Bruti, esso potrà produrre lo strazio, non mai la vera lotta. Lotta significa dubbio, e il dubbio non esiste nell'eroe alfieriano. (L'artista, il cittadino, l'uomo, pp. 377-378)
- Il personaggio romantico è l'animo umano mostrato nella complessità, nella sua varietà, nelle sue alternative, nelle sue contradizioni, nella sua dipendenza dal mondo che lo circonda. Il personaggio alfieriano è tutto semplicità e indipendenza: tutte le ragioni di quel ch'egli è sono in lui, il mondo lo attornia senza attaccarlo, senza modificarlo. Entrambi i personaggi hanno la loro bellezza e la loro poesia. Poesia del reale l'uno, poesia dell'ideale l'altro; l'uno poetico per la sua ricchezza, l'altro per la sua semplicità. (L'artista, il cittadino, l'uomo, p. 378)
- La tragedia classica, in ispecie quella moderna, non è imitazione ingenua della natura. Essa guarda al vero e lo ritrae, ma da una regione elevata, a cui tutto ciò che nella vita resta al disotto di un certo livello non giunge. Certi umili fatti della vita domestica d'ogni giorno, certi particolari prosaici, certe contingenze insignificanti, come tutto quel che si riferisce alla vita puramente fisica, vegetativa, è assolutamente sbandito dalla scena. I personaggi non parlano mai di fame e di sete, di caldo o di freddo; non menzionano mai oggetti del loro abbigliamento o i loro arredi domestici. Giungono, e non si sa con quali mezzi di trasporto. Entrano in iscena, si abboccano, si congedano, senza le formule di saluto o di commiato. Tutto ciò, insomma, che non ha un valore ideale, che non ha stretto rapporto con la vita psichica e con le passioni dei personaggi, con la trama dei fatti, non trova luogo nella riproduzione scenica. (L'artista, il cittadino, l'uomo, p. 380)
- Il rimproverare all'Alfieri quel difetto di realismo riproduttivo nelle sue tragedie, sarebbe proprio come rimproverare a Michelangelo di non aver messo la sua Notte a dormire in un letto con le pantofole in terra e la candela accanto. (L'artista, il cittadino, l'uomo, pp. 380-381)
Bibliografia
modifica- Manfredi Porena, Vittorio Alfieri e la tragedia, Ulrico Hoepli, Milano, 1904.
Altri progetti
modifica- Wikipedia contiene una voce riguardante Manfredi Porena