Leggi Siccardi

leggi per la separazione fra Stato e Chiesa nel Regno di Sardegna

Citazioni sulle leggi Siccardi del 1850 nel Regno di Sardegna.

  • [Rivolto al ministro Siccardi, in occasione della firma della legge] Badi bene: è lei che è responsabile; e se questa legge dovrà condurre all'inferno coloro che l'hanno fatta, ci andrà lei solo. (Vittorio Emanuele II di Savoia)
Giuseppe Siccardi, ministro di grazia e giustizia e affari ecclesiastici del Regno di Sardegna
  • Che la legge sul foro ecclesiastico avesse rappresentato una affermazione chiara dello stato sinceramente libero, fu provato dalle strida acute levatesi dal Vaticano, dove Pio IX, protetto dalle armi francesi, era rientrato tre giorni dopo che la legge fosse sancita da re Vittorio [Emanuele II]. Il cardinale Antonelli[1] protestò; né valsero la deferenza longanime e la cortesia tenace del governo subalpino a smorzarne l'ira. (Gaetano Arangio-Ruiz (1857-1936))
  • Con le leggi Siccardi, ministro ardito e riformatore, lo stato riconquistava i diritti suoi rispetto alla Chiesa. Se ne menò grandissimo scalpore: la vecchia aristocrazia, efficacissima in corte, se ne dolse [con Vittorio Emanuele II] con acerbe censure, e colse il destro di tre infortunii domestici, la morte della madre e della moglie diletta del re, quella dell'amatissimo fratello, il valoroso Duca di Genova, per ammonirlo a scorgere in quei mali la visibile condanna dal cielo. Ma egli stette fermo, e proseguì. Non erano i suoi ministri, come alcuni giornali e nel Piemonte e fuori propalarono, era desso, re Vittorio, che andava di mano in mano svolgendo e traducendo in atto il ben ponderato divisamento. (Federico Quercia)
  • La sanzione [del re Vittorio Emanuele] a quella legge tolse ogni speranza a coloro i quali avevano accolta nell'animo la fallace lusinga che all'ultimo momento tutto sarebbe andato a monte; fu grande scoppio di sdegni, di proteste, di ire. Si protestò da Roma, protestò l'episcopato subalpino; due fra i primarii vescovi del regno, quelli delle diocesi di Torino e di Cagliari, fecero atti, che a nome ed in conformità delle leggi vennero puniti; un ministro della corona, il cavalier Pietro di Santarosa, venuto in fin di vita richiese i conforti della religione, che sinceramente professava ed alla quale era sinceramente persuaso di non aver recato offesa partecipando come ministro e come deputato all'approvazione della legge proposta dal suo collega Siccardi, e quei conforti gli vennero inesorabilmente negati. (Giuseppe Massari)

Note modifica

  1. Giacomo Antonelli (1806 – 1876), cardinale italiano, segretario di Stato dello Stato Pontificio.

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