Cesare Baronio
storico, religioso e cardinale italiano
Cesare Baronio (1538 – 1607), storico, religioso e cardinale italiano.

Citazioni su Cesare Baronio
modifica- Lo appassionato adoperarsi del Baronio a tutela delle prerogative ecclesiastiche, massimamente contro gli Spagnuoli, che n'erano i più decisi avversarii [...], aggravato ancora dalla ferita cocente da lui recata all'orgoglio spagnuolo, con il negare che S. Giacomo, l'Apostolo della Spagna, vi fosse stato mai, gli fece non solamente perdere, come è detto più sopra, un lettore augusto in Filippo II, ma guadagnare molti nemici in tutto il clero spagnuolo, così che gli Inquisitori di Spagna per poco non ottennero che l'opera sua fosse posta all'Indice. (Francesco Ruffini)
- Non perdonava Cesare Baronio, in mezzo a difficoltà di cui oggi non possiamo farci un'idea, a fatica nessuna per raggiungere il vero dei fatti; e pur avvisandosi d'esser caduto in qualche errore, piacevasi di ripetere con sant'Agostino: "Colui che mi sarà rigido e severo correttore, io l'amerò particolarmente". In che è tutta la disciplina del Neri. Il quale volle che il suo Baronio attendesse anche alla correzione e illustrazione del Martirologio Romano. (Cesare Guasti)
- [Filippo Neri] Scelse il Baronio perché in lui vide che non solo l'ingegno e la coltura avrebbero corrisposto, ma l'animo alto insieme ed umile, libero da passioni, e ardente d'amore per la sola verità: lo scelse, e lo venne formando. Difatti il Baronio, che doveva poi andare tanto vicino al papato, cominciò sotto la disciplina del Neri a disprezzare le dignità, a lasciare la penna per correre negli spedali, a fare sino da cuoco nella nascente Congregazione di San Giovanni dei Fiorentini: Roma lo vide non solo portar la croce davanti alle bare come un chierico, ma coi fiaschi in braccio comprare il vino alle bettole. A questo uomo un giorno propose il Neri di scrivere gli Annali della Chiesa universale: ma l'umilissimo discepolo se ne scusò. Opponevagli la difficoltà del lavoro, la pochezza del proprio ingegno, gli studi insufficienti, le tante altre occupazioni del ministero, e la naturale ritrosia di porsi a un'opera tanto lunga e malagevole: e mettevagli dinanzi Onofrio Panvinio, che attendendo già alla Storia ecclesiastica, avrebbe meglio corrisposto ai suoi disegni. Ma il Neri non sapeva dir altro che queste parole: "La Storia ecclesiastica, Cesare, la devi scrivere tu". E la scrisse. (Cesare Guasti)
- Appena di vero Cesare [Baronio] si fu posto sotto la direzione del Neri, tra le altre fu mandato più e più volte a comprare una mezza foglietta di vino con un fiasco grande da sei boccali, con ordine di farsi prima ben lavare il fiasco, di andare in cantina a vedere cavare il vino puro e fresco dalla botte e assaggiarlo, e di farsi dare il resto alcune volte di un testone, e tale altra di uno scudo d'oro. Gli osti tenendosene beffati, dicevangli villanie e minacciavano bastonarlo. Questo fatto, ritratto in pittura a fresco, vedesi tuttora nel locale destinato alla refezione per la visita delle sette chiese[1], annesso alla Basilica dei ss. Nereo ed Achilleo, di cui poi fu cardinale titolare il Baronio.
- L'angelico dottore [...] era sopra ogni cosa l'oggetto del loro odio e furore. Via Tommaso ed avrò distrutto la Chiesa di Dio, diceva spesso, pieno di rabbia e livore, il loro caposetta Martino Lutero: Tolle Thomam et evertam Ecclesiam Dei. Or bene Iddio i cui disegni sono imperscrutabili, avendo nel regno di Napoli, in Terra di Lavoro, fatto nascere il principe tra i teologi, s. Tommaso, nel medesimo regno e nella medesima provincia, non molto distante da Aquino, a Sora città antichissima nei Volsci, il dì 30 d'ottobre dell'anno 1538 a mezzanotte in mercoledì, fece nascere colui che dovea contro dei centuriatori di Magdeburgo[2] prendere le difese dell'angelico dottore e di tutta la Chiesa, le cui dottrine s. Tommaso aveva con bell' ordine e mirabile chiarezza esposte, ed era destinato ad essere con la sua confutazione il padre della storia ecclesiastica, dico Cesare Barone o Baronio, al modo romano di quei tempi.
- Le fatiche, la carità e l'umiltà del Baronio in S. Giovanni dei Fiorentini son cose già note a tutti. Non solo assisteva alla chiesa, ma la spazzava, e sonava le campane; metteva poi la tavola da desinare per i compagni, lavava le scodelle: e benché si fosse stabilito che a vicenda si servissero a tavola un giorno per uno, ed una settimana per ciascuno facessero la cucina, a lui però toccava far questa sempre; e perciò sul camino col carbone scrisse: Caesar Baronius coquus perpetuus. Quale cara memoria, restata salva fino a nostri dì, fu incautamente cancellata dalla calce nei restauri fattivisi, rimanendone però una lapide in ricordanza. Le antiche memorie ci fanno sapere che assai spesso, venendo in S. Giovanni a lui illustri personaggi, il trovavano col grembiale di lavoro, che lavava le scodelle.
Note
modifica- ↑ Giro delle sette chiese: itinerario di pellegrinaggio cristiano praticato a Roma sin dal Medioevo, rimesso in auge e formalizzato da S. Filippo Neri.
- ↑ Historia Ecclesiae Christi o Centurie di Magdeburgo, storia della Chiesa, divisa in tredici centurie (secoli), scritta da diversi studiosi luterani e pubblicata dal 1559 al 1574.
Altri progetti
modifica- Wikipedia contiene una voce riguardante Cesare Baronio
- Wikisource contiene una pagina dedicata a Cesare Baronio
- Commons contiene immagini o altri file su Cesare Baronio