Oleg Petrovič Orlov (1953 – vivente), biologo e attivista russo.

Oleg Orlov

Citazioni di Oleg Orlov modifica

  Citazioni in ordine temporale.

  • Vorrei vedere, che cosa succederebbe in Germania, se restaurando qualche monumento architettonico avessero ripristinato il nome di Hitler o la svastica.[1]
  • In Russia l’accusa ci viene formalmente annunciata, ma è impossibile comprenderla nel quadro della legge e della logica. Tuttavia capiamo perché siamo detenuti, processati, arrestati, condannati, uccisi. Siamo puniti per aver permesso a noi stessi di criticare le autorità. Nella Russia di oggi è assolutamente proibito.[2]

Da "La prima minaccia contro di noi è lo Stato"

europarl.europa.eu, 12 dicembre 2009

  • L'intimidazione da parte del Governo avviene a diversi livelli. Inizia dai controlli infiniti, che ci obbligano a fornire volumi e volumi di documenti e rapporti, costringendoci a interrompere il nostro lavoro per lunghi periodi. Alla fine dei controlli, possono decidere di chiudere l'organizzazione o aprire un processo penale con l'accusa di estremismo. È un modo per silenziare le voci critiche.
  • [Su Dmitrij Anatol'evič Medvedev] Al Cremlino c'è un sognatore... che sogna un futuro migliore per la Russia, mentre il Paese va in tutt'altra direzione. Noi non vorremmo sogni e articoli, ma decreti, leggi, proposte.
  • La rivitalizzazione del mito di Stalin ha varie basi, non solo quella comunista. Si tratta soprattutto di una sindrome da post-impero. Il grande impero è crollato: molte regioni che la Russia considerava sue si sono separate. Secondo la versione della propaganda, la grande Russia è stata umiliata. Da qui l'immagine del condottiero sotto la cui guida l'impero trionfava. "Stalin, il grande imperatore", questo è il fondamento su cui si basa la riabilitazione del mito, è un archetipo importante nella coscienza collettiva dei miei compatrioti. Noi dobbiamo mostrare la vera faccia di quest'impero e il prezzo pagato dalla nostra gente per la sua "grandezza".
  • In sintesi, la mancanza di una visione strategica, il disprezzo dei diritti umani e la non volontà di negoziare con i separatisti hanno portato a un punto morto. Ora il movimento terrorista è più radicato, sono estremisti islamici con cui non c'è niente da negoziare, in più la maggioranza della popolazione prova odio e vorrebbe una vendetta – irrazionale – per i parenti uccisi, le umiliazioni e le torture subite.

Da Discorso di Oleg Orlov a chiusura del processo intentato da Kadyrov

memorialitalia.it, giugno 2011

  • Nella Repubblica Cecena di oggi, in pubblico si possono esprimere soltanto opinioni che corrispondono integralmente a quelle di una persona: il presidente di questa repubblica. Nel resto della Russia, la repressione della libertà d’espressione non ha ancora raggiunto lo stesso livello.
  • Noi constatiamo con gioia che adesso la gente non muore più sotto i bombardamenti dell’aviazione e dell’artigleria. Gli abitanti della Cecenia hanno ricostruito le città e i villaggi distrutti. Noi abbiamo sottolineato questi fatti e abbiamo sottolineato in particolare il merito delle autorità della repubblica in questo campo. Ma questa tendenza non si è rafforzata. I rapimenti sono ripresi, così come le punizioni collettive volte a intimidire la popolazione. È diventato estremamente pericoloso, quasi impossibile, esprimere apertamente un’opinione indipendente. [...] Praticamente, quello che è stato instaurato in Cecenia è un regime personale assolutista. L’atmosfera nella repubblica si è fatta irrespirabile.
  • Natalija Estemirova era, per sua natura, incapace di accettare l’arbitrio, l’ingiustizia e la crudeltà, chiunque ne fossero gli autori – che si trattasse delle forze federali, delle autorità della repubblica cecena, o degli insorti. È per questa ragione che tante persone si rivolgevano spontaneamente a lei, chiedevano il suo aiuto. Lei si è battuta per salvare vittime di rapimenti e di torture. Per i rifugiati che i funzionari cacciavano dai campi provvisori dove avevano trovato rifugio, buttandoli sulla strada. Per il diritto degli abitanti dei villaggi delle montagne a tornare a casa loro. Perché i genitori potessero almeno scoprire cos’era stato dei loro figli, strappati alle loro famiglie da uomini armati. Per la dignità delle donne cecene. E con tutto questo, lei trovava ancora la forza necessaria per occuparsi di questioni sociali.
  • Natacha poteva definirsi a pieno diritto «protettrice del popolo». Essa ha sacrificato la sua vita per gli altri, difendendo i loro diritti, la loro libertà, la loro vita.
  • I suoi nemici erano quelli che ritengono che il fine giustifichi i mezzi, che la guerra permette di dissimulare tutti i crimini, che con la forza bruta si sistema tutto. Quelli che non danno alcun valore alla vita e alla dignità umana.

Da "Volevano il fascismo in Russia e l’hanno ottenuto"

huffingtonpost.it, 24 dicembre 2022

  • Questa guerra ha consegnato l'intero paese nelle loro mani. Da molto tempo volevano scrollarsi di dosso ogni freno. Non auspicano il ritorno del sistema comunista, benché qualcuno di loro si dichiari favorevole. Apprezzano il sistema ibrido che si è instaurato in Russia negli ultimi vent'anni: per metà feudalesimo e per metà capitalismo di stato corrotto fino al midollo. Eppure, mancava ancora qualcosa...
    Che cosa? L'impressione che il sistema fosse concluso. Adesso lo è. Adesso possono proclamare apertamente e senza vergogna: "Un popolo, un impero, un capo!". Senza la minima vergogna.
    In breve, volevano il fascismo e l'hanno ottenuto.
  • Si contrappone la Russia al presente, al passato e al futuro degli stati circostanti (soprattutto di quelli europei); si afferma la superiorità della cultura russa (dove l'aggettivo non va inteso in senso etnico, ma imperiale); si nega l'esistenza stessa del popolo, della lingua e della cultura dell'Ucraina... tutto ciò è ormai la base della propaganda di stato. Quanto a negare la democrazia, affermare il culto del capo e sopprimere la dissidenza, non c'è niente da dimostrare, è una cosa che salta agli occhi...
  • Le masse aspiravano all'impero, all'uomo forte, al mito di Stalin. Opinioni rintracciabili sia "in vetta", fra le élite che dirigono il paese (dipendenti pubblici, forze di sicurezza, deputati, dirigenti di aziende pubbliche e oligarchi) sia "in fondo", tra i più poveri. Tra quelli che hanno Mercedes, yacht e castelli, e tra chi non ha neanche il bagno in casa. A tutti, però, il sistema autocratico di Putin nega qualunque diritto.
  • Dopo tanti anni, è rinato un vecchio slogan: "Tutto per il fronte, tutto per la vittoria!". L'opposizione è stata spazzata via, la poca libertà che restava è stata eliminata, pronunciare in pubblico termini come liberalismo e democrazia senza aggiungere una parolaccia presenta i suoi rischi. La "vetta" e il "fondo" della gerarchia si sono riuniti in un'estasi di patriottismo e di... odio per l'Ucraina indipendente.
  • È [...] inevitabile che la difesa dei diritti umani venga stravolta, in un paese in cui la legalità non esiste più. Oggi i russi che se ne occupano si trovano nella stessa posizione dei dissidenti d'epoca sovietica, loro predecessori. Cercare di farsi conoscere al pubblico russo ed estero diventa un obiettivo primario.
  • Molto dipende dai paesi dell'Europa centrale e occidentale. È naturale che ogni persona sana di mente preferisca la pace alla guerra. Ma la pace a qualsiasi prezzo? L'Europa ha già cercato di mantenere la pace tentando di rabbonire un aggressore. Conosciamo tutti il risultato catastrofico di quei tentativi.
    Per di più, una Russia fascista vittoriosa diventerà inevitabilmente una seria minaccia per la sicurezza dei suoi vicini e di tutta l'Europa.

Da Come finirà il regime di Putin in Russia secondo il premio Nobel Orlov

Intervista di Riccardo Amati, fanpage.it, 19 giugno 2023

  • Non sarebbe bello se gestissi i miei colleghi rimasti in Russia standomene in un posto più sicuro. Altri esponenti di Memorial, che si occupano di diritti umani, possono benissimo lavorare dall'estero. [...] Credo che dalla Russia la mia voce si senta più forte e suoni in modo migliore.
  • In pratica è tornata l'era del totalitarismo sovietico. Il numero dei prigionieri politici oggi è addirittura superiore rispetto a quello dei tempi di Brezhnev. [...] Si è ritirato fuori il reato di alto tradimento, per cui si possono facilmente prendere 25 anni di galera, come nel caso del politico di opposizione Vladimir Kara-Murza. C'è poi l'articolo che punisce le "informazioni consapevolmente false" sulle forze armate: per poche parole si può esser condannati fino a dieci anni. E nella "cassetta degli attrezzi" predisposta dal regime per stroncare ogni dissenso va annoverato anche l'articolo che prevede una pesante responsabilità penale per chi organizza un'organizzazione "estremista", dove per "estremista" il giudice può intendere qualsiasi cosa non piaccia al governo.
  • Secondo me, il problema principale è che la Russia è stata un impero e non riesce ad abbandonare la sua eredità imperiale. La "coscienza imperiale" risiede nella testa della maggior parte dei russi. Me compreso. Per questo non riusciamo a rompere il cerchio della violenza e dell'autoritarismo statale.

Da La Russia riemergerà dal buio

Dichiarazione al termine del primo processo, 11 novembre 2023; citato in micromega.net, 12 marzo 2024

  • [...] una violazione della Costituzione russa, una violazione delle norme del diritto, una violazione dei miei diritti.
  • Non mi pento di avere manifestato pubblicamente contro la guerra, di avere scritto l'articolo per il quale sono sotto processo. Tutta la mia vita precedente non mi lasciava altra scelta. Non posso fare a meno di ricordare il motto preferito del mio maestro, grande difensore dei diritti umani, Sergej Adamovič Kovalëv, formulato a suo tempo dai pensatori romani: "fai ciò devi, accada ciò che può".
  • Non mi pento di non essermene andato dalla Russia. È il mio paese, e ho ritenuto che dalla Russia la mia voce si sarebbe sentita di più. E ora, grazie all'impegno congiunto della polizia politica, degli inquirenti, della procura e della corte, il mio breve e modesto articolo ha ottenuto una circolazione che non avrei mai potuto nemmeno immaginare.
  • In sostanza, perché ho manifestato e perché ho scritto quel breve articolo? Adesso il concetto di "patriota" ha perso credito. Agli occhi di un numero enorme di persone il patriottismo russo è diventato sinonimo di imperialismo. Ma per me e per molti miei amici non è così. Dal mio punto di vista il patriottismo, in primo luogo, non è orgoglio per il proprio paese, ma bruciante vergogna per i crimini che si commettono in suo nome. Ci vergognavamo durante la prima e la seconda guerra cecena e ci vergogniamo ora per ciò che in nome della Russia commettono i cittadini del mio paese in Ucraina.
  • [...] il futuro della Russia di oggi (similmente al futuro della Germania nel 1946) dipende in larga misura dalla disponibilità di noi tutti, nessuno escluso, a riflettere non sulle colpe altrui, ma sulle nostre.
  • A mio avviso, chi ama la propria patria non può fare a meno di riflettere su quanto accade al paese cui si sente legato in modo indissolubile. Non può fare a meno di pensare alla propria responsabilità per quanto è accaduto. E inoltre non può fare a meno di provare a condividere i propri pensieri con altre persone. Talvolta si deve pagare un prezzo per questo...
  • Nella storia reale, e non nella letteratura, l'anno successivo al 1984 segnò l'inizio dei cambiamenti in Unione Sovietica. La perestrojka, poi la rivoluzione democratica del 1991. Allora sembrava che i cambiamenti fossero irreversibili…
    E invece dopo più di trent'anni ci ritroviamo nel 1984...
  • È già passibile di sanzione indossare abiti di colori "non corretti". Ed è ancora più sanzionabile esprimere pubblicamente un'opinione che differisca dal punto di vista ufficiale. È sanzionabile riferire quali siano le posizioni delle organizzazioni internazionali. È sanzionabile esprimere il minimo dubbio sulla veridicità dei rapporti ufficiali del ministero della difesa.In queste condizioni sarà inevitabile che in futuro si adotti una nuova legge: sanzioni per reato d'opinione.
  • In uno Stato totalitario non deve esistere nessun genere di comunità. Tutti devono avere paura e tenere la bocca chiusa.
  • Il regime che si è venuto a creare in Russia non ha affatto bisogno che le persone riflettano. Ha bisogno di altro, di opinioni semplici come muggiti, e solo a sostegno di ciò che in questo momento le autorità proclamano giusto. Ormai lo Stato non solo controlla la vita sociale, politica ed economica del paese, ma aspira anche al controllo assoluto della cultura, invade la vita privata.
  • Non sono del tutto certo che gli attuali promotori ed esecutori delle leggi antigiuridiche e anticostituzionali della Federazione Russa si troveranno a rispondere di fronte a un tribunale. Ma una pena sarà inevitabile. I loro figli e nipoti si vergogneranno di dire dove lavoravano e cosa facevano padri, madri, nonni e nonne. La stessa cosa succederà a chi adesso, eseguendo gli ordini, commette crimini in Ucraina. A mio avviso, questa è la pena più spaventosa. Ed è inevitabile. Be', una pena è inevitabile anche per me, perché al momento un'assoluzione con un'accusa del genere è impossibile.

Da Non ho nessun rimpianto e niente di cui pentirmi

Dichiarazione al termine del secondo processo, 26 febbraio 2024; citato in micromega.net, 12 marzo 2024

  • Il giorno in cui è iniziato questo processo la Russia e il mondo sono stati scossi dallo spaventoso annuncio della morte di Aleksej Naval'nyj. Anche io ne sono rimasto scosso. Ho anche pensato di rinunciare alla mia ultima dichiarazione: cosa dichiarare oggi, mentre tutti noi non ci siamo ancora ripresi dallo shock provocato dalla notizia? Ma poi ho pensato che sono tutti anelli della stessa catena: la morte o, più esattamente, l'assassinio di Aleksej, le rappresaglie giudiziarie contro altre persone che criticano il regime, me compreso, il soffocamento della libertà nel paese, l'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito della Federazione Russa. E ho deciso di parlare comunque.
  • Elencherò una serie di fatti di varia natura, differenti sia per dimensioni, sia per tragicità:
    – in Russia sono proibiti i libri di molti autori russi contemporanei;
    – è stato proibito il "movimento LGBT", come è impropriamente definito, fatto che in sostanza è una palese ingerenza dello Stato nella vita privata dei cittadini;
    – alla Scuola superiore di economia è stato proibito citare gli "agenti stranieri". Adesso gli studenti, prima di affrontare una materia, devono studiare e imparare a memoria l'elenco degli "agenti stranieri";
    – il noto sociologo e saggista di sinistra Boris Kagarlickij è stato condannato a cinque anni di reclusione per avere parlato di alcuni episodi della guerra in Ucraina utilizzando parole che contrastano con la versione sostenuta ufficialmente;
    – l'uomo che i propagandisti definiscono "leader della nazione", parlando dell'inizio della Seconda guerra mondiale, dice pubblicamente quanto segue: "Ma i polacchi lo hanno costretto, hanno tirato troppo la corda e hanno costretto Hitler a iniziare la Seconda guerra mondiale proprio con loro. Perché la guerra è iniziata proprio dalla Polonia? Perché la Polonia era intransigente. Per realizzare i suoi piani Hitler non aveva altra scelta se non quella di iniziare proprio dalla Polonia".
  • In effetti la nostra attuale situazione e quella in cui si è ritrovato il protagonista del romanzo di Kafka [Il processo] hanno alcuni tratti in comune: l'assurdo e l'arbitrio, mascherati da rispetto formale di certe procedure pseudogiuridiche.
  • Ci accusano di diffusione di informazioni deliberatamente false, senza degnarsi di dimostrarne la falsità. Il potere sovietico agiva allo stesso modo, quando definiva le critiche falsità. E i nostri tentativi di dimostrare l'autenticità di quelle informazioni diventano penalmente perseguibili.
  • Negli ultimi giorni hanno fermato, sanzionato e addirittura incarcerato alcune persone solo perché sono andate a rendere omaggio accanto ai monumenti dedicati alle vittime delle repressioni politiche ad Aleksej Naval'nyj, assassinato, un uomo straordinario, coraggioso, onesto, che in condizioni incredibilmente difficili, create proprio per lui, non ha perso l'ottimismo e la fede nel futuro del nostro paese. Perché, sì, è stato un assassinio, a prescindere dalle circostanze specifiche della morte.
  • Noi ricordiamo l'invito di Aleksej: "Non arrendetevi". Da parte mia aggiungo: non perdetevi d'animo, non abbandonate l'ottimismo. Perché la verità è dalla nostra parte. Chi ha condotto il nostro Paese nel baratro in cui si trova adesso, rappresenta ciò che è vecchio, decrepito, superato. Non hanno un'idea di futuro, ma solo immagini fasulle del passato, miraggi di "grandezza imperiale". Spingono la Russia a ritroso, indietro, nella distopia descritta da Vladimir Sorokin nel romanzo La giornata di un opričnik. Ma noi viviamo nel ventunesimo secolo, davanti a noi ci sono il presente e il futuro, e in questo sta la garanzia della nostra vittoria.
  • Sì, la legge è legge. Ma, ricordiamo, nel 1935 in Germania sono state adottate le cosiddette leggi di Norimberga. E poi, dopo la vittoria del 1945, gli esecutori di quelle leggi sono stati processati.

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