Carla Fracci

ballerina italiana (1936-2021)

Carla Fracci (1936 – 2021), danzatrice classica italiana.

Carla Fracci nel 1969

Citazioni di Carla Fracci modifica

  • La danza è poesia perché il suo fine ultimo è esprimere sentimenti, anche se attraverso una rigida tecnica. Il nostro compito è quello di far passare la parola attraverso il gesto.[1]
  • Una volta c'era una parola di cui sono orgogliosa e che fa parte della mia infanzia: proletariato. Oggi purtroppo non la usa più nessuno. [...] è il proletariato che ha sempre alimentato la nazione. Ci dovrebbe essere più rispetto. Se questa classe sociale si ferma la nazione cade. Oggi, invece, tutti se la sono presi con i tranvieri, ma si sono accorti di loro solo quando si sono fermati.[2]
Intervista a la Repubblica, 30 luglio 2006
  • Ho avuto incontri straordinari, come Visconti, burbero e dolcissimo. Come Herbert Ross, per cui ho fatto la Karsavina nel film Nijnsky. O come Peter Ustinov, con cui ho girato Le ballerine. E la Cederna, e Manzù. E il magnifico Eduardo. In un galà in suo onore, a Viareggio, interpretai Filumena Marturano, proprio il ruolo di Titina, e lui mi mandò un biglietto con su scritto: "ora posso chiamarti sorella". Ricordo il fascino e l'ironia di De Sica. Voleva affidarmi ne La vacanza il ruolo che poi fece la Bolkan. E rammento le estati con Montale, a Forte dei Marmi. Ci si trovava ogni giorno tra persone come Henry Moore, Marino Marini, Guttuso. Montale disegnava sempre: il mare, le Apuane... Usava tutto, dal vino al rossetto. Mi dedicò una bellissima poesia: La danzatrice stanca. No, io a settant'anni non mi sento affatto stanca. E sono quello che sono anche grazie a loro.
  • Ho danzato nei tendoni, nelle chiese, nelle piazze. Sono stata una pioniera del decentramento. Volevo che questo mio lavoro non fosse d'élite, relegato alle scatole d'oro dei teatri d'opera. E anche quand'ero impegnata sulle scene più importanti del mondo sono sempre tornata in Italia per esibirmi nei posti più dimenticati e impensabili. Nureyev mi sgridava: chi te lo fa fare, ti stanchi troppo, arrivi da New York e devi andare, che so, a Budrio... Ma a me piaceva così, e il pubblico mi ha sempre ripagato.
  • Quando Alicia Markova venne a ballare alla Scala avrà avuto 45 anni. Le altre ragazze la chiamavano la vecchietta. Per me era fantastica. Che nobiltà, che incanto di piedini.

Note modifica

  1. Citato in Corriere della Sera, 5 maggio 2003.
  2. Dall'intervista Carla Fracci: Io, figlia di un tranviere, li difendo, repubblica.it, 5 dicembre 2003.

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