Tirso de Molina

religioso, drammaturgo e poeta spagnolo

Tirso de Molina, pseudonimo di Gabriel Téllez (1584 ca. – 1648), drammaturgo, narratore e poeta spagnolo.

Tirso de Molina

Citazioni di Tirso de Molina modifica

  • Così lontano è il castigo![1][2]
  • La penna di Lope si lascia indietro la Fama.[3]
  • Tutto quello che è rubato | dicono che ha più sapore.[2]

Incipit di alcune opere modifica

L'ingannatore di Siviglia e il convitato di pietra modifica

– Duca Ottavio, per di qua | questa uscita è più sicura. | Duchessa, ve lo giuro, | manterrò quel dolce sì.[2]

Tre mariti burlati modifica

Abitavano a Madrid, tempo addietro, tre brave e belle donne coniugate; la prima aveva sposato il cassiere di un ricco genovese, tanto preso dal suo lavoro da trovare appena il tempo di tornare a casa a mezzogiorno per il pranzo e alla sera per dormire; la seconda aveva per marito un pittore di fama che, a motivo del gran valore dei suoi quadri, da più di un mese lavorava a un affresco in un famoso monastero cittadino; ma le sue svariate occupazioni erano tante, da non aver per nulla maggior libertà del primo, giacché le feste, uniche pause al suo gran lavorare, gli erano necessarie per distoglierlo dalla malinconia che turba sempre l'animo di questa musa contemplativa; la terza soffriva le gelosie e gli anni di un consorte ormai vicino alla sessantina, non altrimenti occupato se non a crocifiggere la povera innocente, pago soltanto di vivere con gli affitti di due case modeste, che, ubicate però in una buona posizione, gli rendevano una somma di tutto riguardo la quale, aggiunta ai guadagni della povera moglie, gli permetteva di tirare avanti alla meno peggio.[4]

Citazioni su Tirso de Molina modifica

  • Il merito di Molina consiste soprattutto nello stile, ov'egli spiega una straordinaria ricchezza di poesia, ed una profonda conoscenza della lingua castigliana, specialmente della lingua popolare. Ed ivi sta tutta la sua arte. (Licurgo Cappelletti)
  • Rivale felice di Molière, Tirso de Molina ha imprestato il tipo del suo don Giovanni a Goethe e a Byron, ed ha ispirato una delle più belle opere di Mozart; e questa non è al certo una piccola gloria per il suo nome. (Licurgo Cappelletti)

Note modifica

  1. Da L'ingannatore di Siviglia; parole che pronuncia don Giovanni quando il suo servo lo ammonisce a pensare al castigo divino.
  2. a b c Citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
  3. Citato in Rubio, Lope de Vega, 1973.
  4. Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937

Bibliografia modifica

  • Josè López Rubio, Lope de Vega, traduzione di Gianni Buttafava, Arnoldo Mondadori Editore 1973.

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