Naomi Ragen (1949 — vivente), scrittrice statunitense-israeliana.

Naomi Ragen

Incipit di Una moglie a Gerusalemme modifica

«Ma dove sono le donne?», domandò mestamente il corrispondente estero dell'«Australian Daily Star», appena arrivato a Gerusalemme per occuparsi della guerra in Libano. Era un uomo alto, nervoso, un taglio di capelli molto corto e un viso rosso che il caldo cocente dell'aeroporto Ben Gurion a fine giugno aveva reso madido di sudore, tanto da conferirgli l'aspetto di un pezzo di carne saltata in padella.
Nel settore stampa, previdentemente isolato dall'infaticabile e vagamente minacciosa orda brulicante di chassidici con le loro lunghe barbe e i boccoli ad incorniciare il viso, un reporter israeliano guardò il collega con sguardo divertito e compassionevole. Anche lui non aveva idea del perché non ci fosse nessuna donna tra loro. In effetti sapeva meno lui della vita ritirata e nascosta delle mogli e delle figlie di questi uomini, di quanto l'australiano sapesse di quella degli aborigeni. Ma che senso avrebbe avuto la loro presenza? Le loro donne erano creature pallide e smorte, coperte dalla testa ai piedi estate e inverno, particolarmente abili nel privarsi di qualsiasi cenno di fascino femminile o seduttività. Il giornalista non avrebbe mai potuto immaginarne il significato, legato a migliaia di anni di legge, tradizioni e storia ebraica e ai pregiudizi di piccoli paesi sperduti in isolate province lituane e polacche. Di tutto questo il reporter israeliano, ebreo laico, era totalmente ignorante. Rispose dunque con disonesta spavalderia: «A casa con i figli, naturalmente».

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