Mia Lecomte

poetessa e scrittrice italiana

Mia Lecomte (1966 – vivente), poetessa e scrittrice italiana di origine francese.

Mia Lecomte nel 2015

Citazioni di Mia Lecomte modifica

  • Forse io non so scegliere | e potrei un giorno morirne, | sei tu a affermarlo | e ne sembri convinto, | rimarrei qui forse a aspettare | che la scelta si compisse da sé, | sei tu a insegnarlo | e non ne hai alcun dubbio, | e alla fine vincerebbe la fame | o una forma mortale di inedia, | sei tu a ricordarlo | lo ripeti e lo scrivi, | ma che dire del violento tepore del fieno | nella notte o la mattina d'inverno, | che sai dirmi del suo folle profumo | a insinuarsi nel sonno più ottuso | su, prova a dirmi dell'urgente colore | che si strugge in quei due cumuli accesi | e non si può che toccare, annusare | riguardare, riguardare | senza osare scegliere mai. (A Buridano[1])

Di un poetico altrove

Intervista di Silvia Rosa, poesiadelnostrotempo.it, 14 dicembre 2018.

  • [Potresti raccontarci la tua storia di donna, poeta e scrittrice francese e italiana insieme? Come convivono queste due identità e lingue nella tua scrittura e nella tua vita?] Non è una storia particolarmente avventurosa, né interessante: ordinaria migrazione intra-europea – tra Italia, Svizzera e Francia – per motivi essenzialmente famigliari, che si è tradotta in una produzione letteraria rigorosamente monolingue. Non ho mai scritto che in italiano, infatti; le altre lingue, il francese in primo luogo, hanno semplicemente costituito il tessuto sonoro di certe relazioni personali. Se non mi riconosco in un paese in particolare, non è per un qualche genere di illuminato cosmopolitismo, ma per una totale incapacità esistenziale, un handicap dell'identità: non mi sono sostanzialmente ancora abituata all'idea di esistere, in generale, ovunque, non riesco a dare carne, terra, alla mia aspirazione di vita. Riesco a riconoscermi solo nelle parole – parole italiane, nello specifico – con cui vado abbozzando un luogo che mi somiglia. Tutto il resto è indifferenziato decoro.
  • [Di recente è stato pubblicato il tuo nuovo libro Di un poetico altrove. Poesia transnazionale italofona (1960-2016): puoi delineare brevemente l'impianto generale di questo saggio e le sue finalità?] È dall'inizio degli anni Novanta che mi occupo di letteratura, e in particolare di poesia, transnazionale – allora si diceva "della migrazione" – in italiano. Dopo più di vent'anni di studi come battitrice libera, ho pensato fosse venuto il momento di mettere ordine nelle mie ricerche e di dare loro una "legittimazione" accademica in una prospettiva esterna all'Italia e alle sue logiche. Il saggio è dunque una mappatura dettagliata della poesia transnazionale italofona dagli anni Sessanta ad oggi. I capitoli sono cronologicamente ordinati; ci sono un'ampia bibliografia, un indice dei nomi e un'appendice che elenca tutti i soggetti – riviste, case editrici, siti e blog, festival e premi, progetti, associazioni – coinvolti nell'analisi, nello studio e nella diffusione delle dinamiche e dei risultati, primi fra tutti quelli letterari, delle migrazioni d'approdo italiano degli ultimi vent'anni.
  • [Quali sono le caratteristiche peculiari della scrittura poetica transnazionale italofona degli ultimi tre decenni?] Il discorso è un po' lunghetto, nel mio saggio si articola in più di trecento pagine... Ma possiamo dire in generale che questa scrittura è caratterizzata da un disassamento tematico, strutturale e musicale. Dietro una lingua apparentemente "piana", senza evidenti forzature, si articola una poesia profondamente "compromessa" nelle certezze ritmiche e musicali, disancorata da un'identità certificabile. E più si mette mano criticamente, si affonda nella superficie dei versi, e più si annaspa in un ologramma poetico, l'immagine illusoria di ciò che credevamo di riconoscere.
  • [Nel 2009 hai dato vita al progetto poetico/teatrale conosciuto come la Compagnia delle poete, che ha guadagnato l'attenzione di pubblico e critica: puoi raccontarci di che cosa si tratta? Perché la scelta di riunire solo donne intorno a questa realtà?] La Compagnia delle poete è nata proprio per presentare al pubblico dei lettori/ascoltatori la migliore produzione transnazionale italofona, scavalcando le strettoie critiche ed editoriali. A comporla sono tutte poete straniere e italo-straniere accomunate dall'italofonia – una ventina da diversi continenti – ognuna con una particolare storia personale di migranza. L'idea è quella di una sorta di "orchestra" che armonizzi la poesia di ciascuna poeta, influenzata dalle diverse tradizioni linguistiche e culturali, in spettacoli in cui la parola è sostenuta e ampliata da molteplici linguaggi artistici. E secondo una struttura "modulare", che a seconda delle occasioni di esibizione delle poete in scena, modifica e adatta di tappa in tappa la formula di base sulla quale sono costruite le performance. Il progetto ha partecipato a numerosi convegni e seminari presso Università italiane e straniere, e gli spettacoli della Compagnia – a cui sono dedicate tesi di laurea e pubblicazioni – sono spesso invitati in teatri, Festival e rassegne. 

Note modifica

  1. In Terra di risulta, La Vita Felice, Milano, 2009. ISBN 978-88-7799-267-3. Citato in Vera Lúcia de Oliveira, Abitare la frontiera: la poesia di Mia Lecomte, in Fili d'aquilone, n. 17, gennaio/marzo 2010, filidaquilone.it.

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