Matthew Stover

scrittore statunitense

Matthew Woodring Stover (1962 – vivente), scrittore statunitense.

Matthew Stover nel 2009

Star Wars. La Vendetta dei Sith modifica

Incipit modifica

Questa storia successe tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana. È ormai conclusa. Non si può fare più nulla per cambiarla.
È una storia che parla d'amore e di perdita, di amicizia e tradimento, di coraggio e sacrificio, e della morte dei sogni. È una storia che parla del confine sottile che separa la nostra parte migliore da quella peggiore.
È la storia della fine di un'epoca.
Le storie hanno qualcosa di strano...
Sebbene tutto questo sia accaduto tanto tempo fa e così lontano che non esistono parole per descrivere il tempo e la distanza, sta succedendo anche adesso. Proprio qui.
Sta succedendo mentre leggi queste parole.
Ecco come venticinquemila anni sono giunti al termine. Corruzione e tradimento hanno distrutto una pace millenaria. Non è soltanto la fine di una repubblica; la notte sta calando sulla civiltà stessa.
È il crepuscolo dei Jedi.
È l'inizio della fine.

Citazioni modifica

  • Grievous non è come gli altri comandanti dei Separatisti. Nute Gunray è sleale e venale, me è un Neimoidiano: slealtà e venalità sono prevedibili, e per un Cancelliere della Federazione dei Mercanti sono persino virtù. Poggle il Minore è l'arciduca dei fabbricanti d'armi di Geonosis, dove è scoppiata la guerra: è calcolatore e spietato, ma anche pragmatico. Logico. Il conte Dooku, il cuore politico della Confederazione Separatista, è noto per la propria integrità e per la decisa presa di posizione contro ciò che considera corrotto nel Senato. Per quanto ritengano che si sbagli, molti lo rispettano per il coraggio delle sue convinzioni.
    È gente ostinata, questa. Pericolosa. Spietata e violenta.
    Ma il generale Grievous...
    Grievous è un mostro.
    Il Comandante Supremo dei Separatisti è un abominio della natura, una combinazione di carne e droide... e la sua parte droide ha più pietà di ciò che resta della sua carne aliena. Questa creatura più morta che viva ha massacrato miliardi di esseri. Interi pianeti sono stati cancellati su suo ordine. È il genio cattivo della Confederazione. L'artefice delle sue vittorie.
    L'autore delle sue atrocità. (p. 3)
  • Kenobi preferirebbe parlare invece di combattere, ma quando si devono imbracciare le armi, pochi riescono a tenergli testa. Skywalker è un esempio di temerarietà; la sua forza, audacia e strabiliante fortuna fanno da compendio perfetto alla calma deliberata ed equilibrata di Kenobi. Insieme, rappresentano il maglio che ha schiacciato l'infestazione separatista in centinaia di modi. (p. 4)
  • L'oscurità è generosa.
    Il suo principale dono è nascondere: il nostro vero volto si cela nel buio sotto la pelle, il nostro vero cuore resta nascosto ancora più sotto. Ma il suo dono più grande non è proteggere le nostre verità segrete, bensì nascondere a noi stessi la verità degli altri.
    L'oscurità ci protegge da ciò che non abbiamo il coraggio di sapere.
    Il suo secondo dono è l'illusione del conforto: la serenità dei bei sogni nell'abbraccio della notte, la bellezza che la fantasia dona a ciò che risulterebbe ripugnante nella luce violenta del giorno. Ma il suo conforto più grande è l'illusione che l'oscurità è passeggera: che ogni notte porta un nuovo giorno. Perché è il giorno a essere passeggero.
    Il giorno è l'illusione.
    Il suo terzo dono è la luce stessa: come i giorni sono definiti dalle notti che li separano, così le stelle sono definite dal nero infinito in cui ruotano; l'oscurità abbraccia la luce, e la genera dal suo stesso centro.
    A ogni vittoria della luce, è l'oscurità che vince.
    (p. 9)
  • Ecco Obi-Wan.
    Un pilota eccezionale a cui non piace volare. Un guerriero micidiale che preferirebbe non combattere. Un negoziatore senza pari che preferirebbe sinceramente starsene da solo in una grotta silenziosa a meditare.
    Maestro Jedi. Generale del Grand'Esercito della Repubblica. Membro del Consiglio dei Jedi. Tuttavia, nel profondo dell'animo, gli sembra di non essere niente di tutto questo.
    Nel profondo dell'animo, si sente ancora un padawan.
    È una verità dell'Ordine dei Jedi che l'istruzione di un Caveliere Jedi comincia davvero solo quando diventa un Maestro: che tutto ciò che è importante per essere un Maestro: che tutto ciò che è importante per essere un Maestro si impara dal proprio allievo. E Obi-Wan ne ha ogni giorno la conferma. (p. 16)
  • Non ha mai ambito alla grandezza. Desidera solo svolgere i compiti che gli vengono assegnati al meglio.
    È stimato da tutto l'Ordine dei Jedi sia per il suo intuito sia per le capacità militari. È diventato l'eroe della nuova generazione di padawan; è il Jedi che i loro Maestri additano a esempio. È colui al quale il Consiglio assegna le missioni più importanti. È umile, equilibrato e sempre gentile.
    È il più grande dei Jedi.
    Ed è fiero di essere il miglior amico di Anakin Skywalker. (p. 17)
  • Ecco Anakin Skywalker.
    Il Jedi più potente della sua generazione. Forse di tutte le generazioni. Il più veloce. Il più forte. Un pilota formidabile. Un guerriero imbattibile. Sulla terra, in cielo, in mare o nello spazio, non c'è nessuno che possa neppure lontanamente eguagliarlo. Non ha solo forza e capacità, ha anche stile; una rara e preziosa combinazione di audacia ed eleganza.
    È il migliore nel suo campo. Il migliore di tutti i tempi. E lui lo sa.
    Negli speciali dell'HoloNet lo chiamano l'Eroe Senza Paura. E perché no? Di che cosa dovrebbe avere paura?
    Tranne...
    La paura alberga in lui comunque, e disintegra i muri che gli proteggono il cuore. (pp. 22-23)
  • Ogni cosa muore. Con il tempo, anche le stelle si spengono. Ecco perché i Jedi non concepiscono affetti: tutte le cose passano. Restare aggrappati a qualcosa – o a qualcuno – oltre il suo tempo significa contrapporre i propri desideri egoistici alla Forza. È la via dell'infelicità, Anakin; i Jedi non la percorrono. (Obi-Wan Kenobi; p. 23)
  • Il Cancelliere Supremo è stato come un padre per Anakin: sempre presente, sempre premuroso, sempre prodigo di consigli e di aiuto senza riserve. Un amico disposto ad ascoltare con grande comprensione e ad accettare Anakin per quel che è con dolcezza e affetto incondizionato... come un altro Jedi non avrebbe saputo fare. Neppure Obi-Wan. A Palpatine può dire cose che non ha mai potuto raccontare al suo Maestro.
    A Palpatine può dire cose che non può raccontare nemmeno a Padmé. (p. 24)
  • Si può dire ciò che si vuole sulla saggezza del vecchio Maestro Yoda, sulle abilità letali del cupo Mace Windu, sul coraggio di Ki-Adi-Mundi o sulla sottile astuzia di Shaak Ti; la grandezza di tutti questi Jedi è indiscussa, ma impallidisce di fronte alla leggenda che è nata intorno a Kenobi e Skywalker.
    Loro sono senza pari.
    Insieme, sono inarrestabili. Imbattibili. Sono i migliori esponenti dell'Ordine dei Jedi. Quando i buoni devono vincere, ci si rivolge a loro.
    E Obi-Wan e Anakin rispondono sempre. (pp. 36-37)
  • Il conte Dooku si concesse un sorriso quasi impercettibile. La sua impeccabile cortesia, segno distintivo di un vero aristocratico, era spontanea, eppure sembrava sempre impressionare il volgo. Come quelli che avevano l'intelligenza del volgo, a prescindere dal talento o dalla condizione sociale: come, per esempio, quel ripugnante cyborg Grievous.
    Sospirò. Grievous serviva a molti scopi; non era solo un abile comandante di campo, ma sarebbe diventato presto un meraviglioso capo espiatorio a cui attribuire tutte le atrocità di quella triste ma necessaria guerra. Qualcuno doveva pagarne le conseguenze, e Grievous era la vittima ideale. Non sarebbe stato sicuramente Dooku. (p. 43)
  • [Sul conte Dooku] Infatti, non ha mai capito che cosa le persone intendano esattamente quando parlano di amicizia. Amore, odio, gioia, rabbia... anche quando riesce a sentire l'energia di questi sentimenti negli altri, li percepisce come altro genere di sentimenti.
    Generi che hanno senso.
    Capisce la gelosia, l'ossessività: si infuria quando qualcuno usurpa ciò che è suo di diritto.
    Insofferenza, all'intrattabilità dell'universo e alla vita disordinata dei suoi abitanti: questa è la sua condizione normale.
    Il rancore è un passatempo: trae molto piacere dalla sofferenza dei suoi nemici.
    L'orgoglio è una virtù per un aristocratico, e l'indignazione è un diritto inalienabile: quando qualcuno osa mettere in dubbio la sua integrità, il suo onore o il suo legittimo posto all'apice della gerarchia naturale.
    E l'oltraggio morale ha perfettamente senso per lui: quando i torbidi affari del volgo non vogliono conformarsi con la chiarissima struttura di Come la Società Dovrebbe Essere.
    Quello che qualcuno può provare per lui non gli interessa minimamente. Gli interessa solo quello che qualcuno può fare per lui. O a lui.
    Molto probabilmente è quello che è perché gli altri non sono molto... interessanti.
    O, in un certo senso, del tutto veri. (pp. 45-46)
  • Per Dooku, gli altri sono per lo più astrazioni, semplici disegni tecnici che rientrano in due categorie essenziali. La prima sono i Punti di Forza: quelli che possono servire ai suoi interessi. [...]
    La seconda categoria sono le Minacce. In questa annovera tutti gli esseri senzienti che non può inserire nella prima.
    Non esiste una terza categoria. (p. 46)
  • [Su Obi-Wan Kenobi] È troppo vecchio. Troppo indottrinato. Irrimediabilmente prigioniero delle fandonie Jedi. Lo abbiamo dimostrato su Geonosis, no? È convinto di servire la Forza stessa; la realtà è inutile di fronte a tale convinzione. (Palpatine; pp. 48-49)
  • [Su Anakin Skywalker] A che cosa serve il potere destrutturato dalla disciplina? Il ragazzo è un pericolo per se stesso non meno che per i suoi nemici. E quel braccio meccanico... [...] Ripugnante. [...] Un gentiluomo avrebbe imparato a combattere con una sola mano. [...] Non è nemmeno più completamente umano. Con Grievous, l'uso di quegli apparecchi bio-droidi si può quasi perdonare; era una creatura già talmente ripugnante che i suoi impianti meccanici sono un netto miglioramento. Ma la fusione di un droide e un umano? Raccappricciante. Il colmo del cattivo gusto. (Conte Dooku; pp. 49-50)
  • Avverto una grande paura in te. Ne sei consumato. Eroe Senza Paura, certo. Sei un impostore, Skywalker. Sei solo un bambino esibizionista. [...] Non sei un po' grande per avere paura del buio? (Conte Dooku; p. 71)
  • Quando alza la testa e fissa Anakin Skywalker negli occhi per l'ultima volta, il conte Dooku capisce di essere stato ingannato non solo oggi, ma per tanti, tantissimi anni. Che non è mai stato il vero apprendista. Che non è mai stato l'erede del potere dei Sith. Che è stato solo uno strumento.
    Tutta la sua vita – tutte le sue vittorie, tutte le sue lotte, tutto il suo retaggio, tutti i suoi sacrifici e principi, tutto ciò che ha fatto, tutto ciò che possiede, tutto ciò che è stato, tutti i suoi sogni e la sua grande visione del futuro Impero e dell'Esercito dei Sith – è stato un patetico inganno, perché tutto quanto, lui stesso, mirava solo a questo.
    È esistito solo per questo.
    Per questo.
    Per essere la vittima del primo omicidio a sangue freddo di Anakin Skywalker.
    La prima ma, lo sapeva bene, non l'ultima. (pp. 76-77)
  • La vendetta è la base della giustizia. La giustizia è cominciata con la vendetta, e la vendetta rimane l'unica giustizia che alcuni esseri possono sperare mai di ottenere. (Palpatine; p. 79)
  • Ecco il generale Grievous.
    Duracciaio. Duranio rivestito di plasticorazza. Elettromotori e circuiti di cristallo.
    All'interno: i resti di un essere vivente.
    Non respira. Non mangia. Non può ridere, né piangere.
    Una vita fa era un essere organico senziente. Una vita fa aveva amici, una famiglia, un'occupazione; una vita fa aveva cose da amare, e cose da temere. Adesso non ha nulla di tutto questo.
    Ma ha uno scopo.
    È incorporato in lui.
    È fatto per intimidire. La somiglianza a uno scheletro umano fuso con arti modellati sui leggendari droidi da guerra krath è voluta. Una faccia e una forma partorite dai molti incubi dell'infanzia. (pp. 85-86)
  • [Sul generale Grievous] Ricorda la gioia. Ricorda la rabbia e la frustrazione. Ricorda il dolore e la tristezza.
    Non prova nulla di tutto questo. Non più.
    Non è progettato per questo. (pp. 86-87)
  • Dite ai vostri superiori che se le mie richieste non saranno accolte entro dieci minuti, sventrerò di persona il Cancelliere Supremo Palpatine, in diretta sull'HoloNet. Sono stato chiaro? (Generale Grievous; p. 91)
  • L'oscurità è generosa, e paziente.
    È l'oscurità che semina la crudeltà nella giustizia, che instilla il disprezzo nella pietà, che avvelena l'amore con i semi del dubbio.
    L'oscurità sa essere paziente, perché la minima goccia di pioggia farà germogliare quei semi.
    La pioggia verrà, e i semi germoglieranno, perché l'oscurità è il terreno in cui crescono, ed è le nubi che li coprono, e attende dietro la stella che li illumina.
    La pazienza dell'oscurità è infinita.
    Alla fine, anche le stelle si spengono.
    (p. 131)
  • Il dono speciale di Mace era questo: vedere come le persone e le situazioni si uniscono nella Forza, trovare piani di taglio che possano frantumarle in modo utile, e che genere di colpo opererebbe il taglio migliore. Sebbene non potesse dare un significato coerente alle strutture che percepiva – la nube oscura che incombeva sulla Forza dopo la rinascita dei Sith rendeva la cosa ogni giorno più difficile – la presenza di punti di frattura risultava sempre chiara. (p. 137)
  • Mace aveva sostenuto l'addestramento di Anakin Skywalker, sebbene andasse contro millenni di tradizione Jedi, poiché dalla struttura delle linee di faglia nella Forza che lo circondava, aveva intuito la verità dell'ipotesi di Qui-Gon Jinn: che il bambino schiavo di Tatooine era in effetti il Prescelto della profezia, nato per portare l'equilibrio nella Forza. Aveva obiettato sulla promozione di Obi-Wan Kenobi al rango di Maestro e sull'affidamento dell'addestramento del Prescelto a questo nuovo Maestro, mai messo alla prova, perché la sua straordinaria percezione gli aveva mostrato potenti linee del destino che legavano le loro vite, nel bene e nel male. Il giorno in cui Palpatine era stato eletto Cancelliere, Mace aveva visto che rappresentava un punto di frattura di portata inimmaginabile: un uomo da cui poteva dipendere il destino della Repubblica stessa.
    Adesso li vedeva tutti e tre insieme, e l'intricato reticolo di linee di faglia e di fratture da tensione che li univa era così straordinariamente potente che era impossibile calcolarne la struttura. (pp. 137-138)
  • Il Cancelliere ama il potere. Se ha qualche altra passione, non l'ho vista. (Mace Windu; p. 142)
  • Tutto ciò che sappiamo di Sidious è che è bipede, di conformazione grossomodo umana. Mi viene in mente Sate Pestage. Non escluderei nemmeno Mas Amedda. Il Signore dei Sith potrebbe nascondersi tra le Guardie Rosse. Non c'è modo di saperlo. (Mace Windu; p. 143)
  • Skywalker è molto probabilmente il più potente Jedi vivente, e sta diventando ancora più forte. Ma non è stabile. Lo sai. Lo sappiamo tutti. Ecco perché non può ricevere il titolo di Maestro. Dobbiamo tenerlo fuori dal Consiglio, nonostante le sue doti straordinarie. (Mace Windu; p. 144)
  • Non sai cosa vuol dire avere a che fare con tutti quei meschini litigi, interessi particolari e stolti avidi di potere nel Senato, e con i continui, spietati maneggi di Palpatine per il potere: ci toglie pezzi di libertà e ci fascia le ferite con brandelli di sicurezza. E per cosa? Guarda questo pianeta, Obi-Wan! Abbiamo rinunciato a così tante libertà... siamo più al sicuro? (Mace Windu; p. 145)
  • Ecco Padmé Amidala.
    È una giovane donna straordinariamente capace, che nella sua breve vita è stata la più giovane regina eletta sul suo pianeta, una coraggiosa guerrigliera e una voce equilibrata, eloquente e persuasiva nel Senato della Repubblica.
    Ma, in questo momento, non è nulla di tutto questo.
    Può ancora fare finta di esserlo – finge di essere una senatrice, possiede ancora l'autorità morale di una regina e non ha timore di usare a proprio vantaggio la fama di coraggiosa combattente nel dibattito politio – ma la sua realtà più segreta, la parte più sostanziale e incorruttibile di lei, è tutt'altra cosa.
    È la moglie di Anakin Skywalker. Ma «moglie» è un termine che non rispecchia adeguatamente la sua condizione: «moglie» è un termine troppo restrittivo, troppo comune, un termine che può avere molti echi sgradevoli e meschini. Per Padmé Amidala, dire: «Io sono la moglie di Anakin Skywalker» è come dire: «Io sono viva». (p. 151)
  • Abbiamo un obbligo nei confronti della Repubblica. Tutti e due... ma il tuo adesso è molto più importante. Tu sei il volto dei Jedi, Anakin. Anche dopo tutti questi anni di guerra, molta gente ama ancora i Jedi, ed è così soprattutto perché amano te, lo comprendi? Amano la tua storia. Tu sei come una favola per addormentare i bambini, il principe segreto, nascosto tra i contadini, che è cresciuto senza sapere mai nulla del suo destino speciale... solo che per te è tutto vero. A volte penso che l'unica ragione per cui il popolo della Repubblica continua a credere che possiamo vincere la guerra è perché tu la stai combattendo per loro... (Obi-Wan Kenobi; p. 154)
  • Morale la nostra autorità è sempre stata; ben più che legale. Semplicemente eseguire gli ordini, i Jedi non fanno! (Yoda; p. 163)
  • Lasciate perdere i Jedi. Posso affrontare mille Jedi. Diecimila. (Generale Grievous; p. 168)
  • «Dooku non è stato una perdita, ma un sacrificio: un sacrificio strategico, come quando si sacrifica una pedina a dejarik: per far commettere all'avversario un errore fatale.»
    «Non sono mai stato un grande giocatore di dejarik, mio signore. Preferisco la guerra vera.» (Palpatine e generale Grievous; p. 170)
  • Padmé aveva detto che quell'incubo doveva essere solo una metafora, ma lui sapeva che non era così. Sapeva che le predizioni della Forza non erano assolute... ma le sue non si erano mai sbagliate. Mai. Da bambino, sapeva che sarebbe stato scelto dai Jedi. Sapeva che le sue avventure avrebbero abbracciato la galassia. Ad appena nove anni, molto prima che sapesse che cos'era l'amore, aveva letto nel volto perfetto di Padmé Amidala che lei lo avrebbe amato, e che un giorno si sarebbero sposati.
    Non c'era stata nessuna metafora nei sogni che aveva avuto su sua madre. Le urla di dolore. La tortura a morte.
    Sapevo che saresti tornato, Annie... Mi sei mancato tanto.
    Avrebbe potuto salvarla.
    Forse.
    Gli era sembrato sempre così ovvio... che se solo fosse tornato su Tatooine un giorno, un'ora prima, avrebbe potuto trovare sua madre e lei sarebbe stata ancora viva. Eppure...
    Eppure i grandi profeti dei Jedi avevano sempre insegnato che il rischio maggiore nel cercare di impedire a una visione del futuro di avversari è che nel farlo, un Jedi può effettivamente farla avverare... come se arrivando in tempo a slavare sua madre, avrebbe potuto in qualche modo causarne la morte.
    Come se nel tentativo di salvare Padmé, avrebbe finito per ucciderla lui stesso, per quanto fosse assolutamente impossibile... Ma non fare nulla... limitarsi ad aspettare che Padmé morisse...
    Poteva esserci qualcosa di più impossibile? (pp. 171-172)
  • L'ombra della bramosia l'attaccamento è. Esercitati a distaccarti da tutto ciò che temi di perdere. Lascia andare la paura, e il distacco male non potrà farti. (Yoda; p. 173)
  • Il sommo saggio dell'Ordine dei Jedi non sapeva fare altro che pietosi discorsi sul «lasciare che le cose abbandonino il mondo».
    [...] Per lui era facile: c'era qualcuno a cui Yoda avesse mai tenuto? Di una cosa Anakin era certo: l'antico Maestro non aveva mai amato nessuno. (p. 173)
  • Il Tempio dei Jedi era il più grande nesso di energia della Forza della Repubblica; lo ziggurat concentrava la Forza come la gemma di una spada laser concentrava il proprio fascio di energia. Con le migliaia di Jedi e padawan che tra le sue pareti meditavano sulla pace, cercavano la conoscenza, riflettevano sulla giustizia e si rimettevano alla volontà della Forza, il Tempio era una fonte di luce. (p. 174)
  • La saggezza non si misura con l'età. Continuano a escluderti dal Consiglio perché è l'ultimo controllo che hanno su di te, Anakin; è così che ti tengono a freno. Una volta che fossi Maestro, come meriti, come farebbero a farti eseguire i loro ordini? (Palpatine; p. 178)
  • «I Sith sono il Male per definizione...»
    «O così sei stato abituato a credere. Studio la storia dei Sith da qualche anno ormai, Anakin. Da quando il Consiglio ha ritenuto opportuno rivelarmi finalmente la sua... convinzione... che questi stregoni scomparsi da mille anni si sarebbero rifatti vivi. Non tutto ciò che li riguarda è rinchiuso negli Archivi segreti del Tempio. Da ciò che ho letto non erano molto diversi dai Jedi; cercavano il potere, eccome, ma anche il tuo Consiglio.» (Anakin Skywalker e Palpatine; p. 180)
  • Possiamo sempre confidare che Anakin faccia ciò che ritiene giusto. Ma non possiamo confidare che faccia ciò che gli viene imposto. Non si può costringerlo semplicemente a obbedire. Credetemi, sono anni che ci provo. (Obi-Wan Kenobi; p. 184)
  • Palpatine non si deve più preoccupare di controllare il Senato. Piazzando i suoi lacchè come governatori su ogni pianeta della Repubblica, controlla i nostri sistemi direttamente. [...] È diventato un dittatore. Lo abbiamo trasformato in un tiranno. (Bail Organa; p. 193)
  • Il potere da solo non è un merito... (Obi-Wan Kenobi; p. 195)
  • Sono loro che mi chiamano il "Prescelto"! Prescelto per cosa? Per fare il burattino in un lurido gioco politico? (Anakin Skywalker; p. 195)
  • «Dalla caduta di Darth Bane più di mille anni fa, ci sono stati centinaia di migliaia di Jedi che hanno alimentato la luce con ogni opera delle loro mani, con ogni respiro, con ogni battito del loro cuore, portando giustizia, costruendo una società civile, diffondendo pace, agendo per amore altruistico di tutti gli esseri viventi... e durante tutte queste migliaia di anni ci sono stati solo due Sith contemporaneamente. Solamente due. I Jedi creano la luce, ma i Sith non creano l'oscurità. Si limitano a sfruttare ciò che c'è, da sempre. Avidità, invidia, violenza, cupidigia e paura: sono tutte innate negli esseri senzienti. Il retaggio della giungla. L'eredità che ci ha lasciato l'oscurità.»
    «Mi dispiace Maestro Windu, ma non sono sicuro di seguirvi. State dicendo, per seguire la vostra metafora, che i Jedi hanno prodotto troppa luce? Da quel che ho visto negli ultimi anni, la galassia non è diventata affatto più luminosa.»
    «Mi sto limitando a dire che non lo sappiamo. Non capiamo nemmeno veramente che cosa significhi riportare l'equilibrio nella Forza. Non siamo in grado di prevedere che cosa questo comporti.» (Mace Windu e Obi-Wan Kenobi; pp. 200-201)
  • «Per Anakin», proseguì Obi-Wan alla fine, «non c'è niente di più importante dell'amicizia. È l'uomo più leale che io abbia mai conosciuto, irragionevolmente leale, infatti. Nonostante tutto quello che ho cercato di insegnargli dei sacrifici, che sono il cuore di un Jedi, non... non capirà mai veramente, credo.»
    Guardò Yoda. «Maestro Yoda, noi siamo amici da quando ero un ragazzo. Un bambino. Eppure, se per porre fine a questa guerra una settimana prima, un giorno prima, fosse necessario sacrificare la vostra vita, sapete che lo farei.»
    «Come dovresti», disse Yoda. «Così come io farei con la tua, giovane Obi-Wan. Come qualunque Jedi farebbe con qualunque altro, per la causa della pace.»
    «Qualunque Jedi», corresse Obi-Wan, «tranne Anakin.» (p. 202)
  • Credo [...] che astrazioni come la pace non significhino molto per lui. Lui è fedele alle persone, non ai principi. E in cambio si aspetta la lealtà. Non si fermerà davanti a nulla per salvarmi, per esempio, perché pensa che farei lo stesso per lui. [...] Perché [...] sa che farei lo stesso per lui. (Obi-Wan Kenobi; p. 202)
  • Un nome alla tua paura devi dare, prima che scacciarla tu possa. (Yoda; pp. 202-203)
  • «Questa guerra sta distruggendo tutto ciò che la Repubblica dovrebbe sostenere. Voglio dire, per cosa stiamo combattendo, comunque? Vale la pena salvare tutto questo?»
    Padmé annuì triste, liberandosi dell'abbraccio di Anakin e allontanandosi. «A volte mi chiedo se non siamo noi dalla parte sbagliata.»
    «Che vuoi dire?»
    Credi che abbia fatto tutto questo per niente?...
    La guardò con la fronte corrugata. «Non puoi dire sul serio.»
    Lei si girò, e parlò alla vasta aerovia al di là della veranda. «E se la democrazia per cui lottiamo avesse cessato di esistere? E se la Repubblica fosse diventata il male stesso che vogliamo distruggere?»
    «Oh, di nuovo.» Anakin respinse stizzito quelle parole con un gesto della mano. «Sento quelle sciocchezze fin da Geonosis. Non avrei mai creduto di sentirle da te.»
    «Pochi secondi fa hai detto quasi la stessa cosa!»
    «Dove sarebbe la Repubblica senza Palpatine?»
    «Non lo so», rispose. «Ma non sono sicura che sarebbe peggio di adesso.»
    Tutti i pericoli, tutta la sofferenza, tutti i morti, tutti gli amici che hanno sacrificato la vita?...
    Tutto per niente?...
    Soffocò la collera. «Tutti si lamentano che Palpatine ha troppo potere, ma nessuno propone un'alternativa migliore. Chi dovrebbe dirigere la guerra? Il Senato? Tu sei nel Senato, conosci quella gente: di quanti di loro ti fidi?»
    «Tutto quello che so è che le cose hanno preso una brutta strada. Il nostro governo sta andando nella direzione sbagliata. Lo sai anche tu... l'hai appena detto!»
    «Non dicevo sul serio. Sono solo... sono stanco di questo, ecco tutto. Queste stupidaggini politiche. Certe volte preferirei tornare al fronte. Almeno là so chi sono i cattivi.»
    «Comincio a temere», rispose lei in tono sommesso e amaro, «di sapere chi sono i cattivi anche qui.»
    Lui strinse gli occhi. «Cominci a parlare come un Separatista.» (Anakin Skywalker e Padmé Amidala; pp. 206-207)
  • «Il bene è un punto di vista, Anakin. E il concetto Jedi di bene non è l'unico valido. Prendi i tuoi Signori Oscuri dei Sith, per esempio. Da quel che ho letto, ho compreso che i Sith credevano nella giustizia e nella sicurezza esattamente come i Jedi...»
    «I Jedi credono nella giustizia e nella pace.»
    «In questi tempi difficili, fa differenza?» domandò Palpatine calmo. «I Jedi non hanno fatto un gran lavoro per portare la pace nella galassia, devi riconoscerlo. Chi dice che i Sith non avvrebbero potuto fare di meglio?» (Palpatine e Anakin Skywalker; pp. 211-212)
  • Forse la vera differenza tra i Jedi e i Sith sta nell'approcio; un Jedi conquista il potere tramite la conoscenza, e un Sith conquista la conoscenza tramite il potere. È questo il vero motivo per cui i Sith sono sempre stati più potenti dei Jedi. I Jedi temono il lato oscuro così tanto che si precludono l'aspetto più importante della vita: le passioni. Di qualunque tipo. Non si concedono neppure di amare. [...] I Sith non hanno paura del lato oscuro. I Sith non hanno paura. Abbracciano tutto il campo dell'esperienza, dal culmine della gioia all'abisso dell'odio e della disperazione. Gli esseri viventi provano queste passioni per un motivo, Anakin. Ecco perché i Sith sono più potenti: non hanno paura delle passioni. (Palpatine; pp. 212-213)
  • Si dice che se si potesse comprendere completamente un granello di sabbia, ogni suo aspetto, si comprenderebbe a un tempo completamente l'universo. Chi può dire che un Sith, guardando dentro di sé, veda meno di un Jedi che guarda fuori di sé? (Palpatine; pp. 213)
  • Anakin ti ha amato dal primo giorno che ti ha vista, in quell'orribile rigatteria su Tatooine. Non ha mai nemmeno cercato di nasconderlo, ma non ne parliamo. Fingiamo... che io non sappia. Ed ero felice anch'io, perché lo rendeva felice. Tu lo hai reso felice, quando nient'altro ci riusciva veramente. [...] E tu, Padmé, abile come sei nel Senato, non riesci a nascondere la luce che ti illumina gli occhi quando qualcuno menziona il suo nome. (Obi-Wan Kenobi; p. 220)
  • Devi comprendere che nemmeno i Jedi sanno tutto della Forza; nessuna mente mortale può saperlo. Parliamo di "volontà della forza" come qualcuno che ignora la forza di gravità direbbe che è il volere del fiume correre al mare: è una metafora che descrive la nostra ignoranza. La semplice verità, sempre che esista una verità semplice, è che non sappiamo veramente che cosa sia il volere della Forza. Non riusciremo mai a saperlo. Trascende così tanto la nostra limitata capacità di comprensione che possiamo solamente arrenderci al suo mistero. (Obi-Wan Kenobi; p. 221)
  • Quando non si dorme, i giorni si fondono in un velo di stancheza così profonda da trasformarsi in sofferenza fisica. (p. 232)
  • La certezza è una bella cosa, [...] anche se spesso quelli che sono troppo sicuri sono anche quelli che hanno completamente torto. (Palpatine; p. 234)
  • Mi spiace, ma non credo nel volere della Forza. [...] Credo che sia il nostro volere che conta. Credo che tutto ciò che c'è di buono nella nostra civiltà è opera non dell'azione cieca di un qualche campo di energia mistica, ma della volontà concentrata delle persone: legislatori e guerrieri, inventori e ingegneri, che hanno fatto ogni sforzo per forgiare la cultura galattica. Per migliorare la vita di tutti. (Palpatine; pp. 234-235)
  • Il pilastro della Repubblica è la democrazia, Padmé... una cosa che al Consiglio non piace molto quando i voti del Senato non vanno nella sua direzione. (Anakin Skywalker; p. 241)
  • Come siamo arrivati a questo punto? Arrestare un Cancelliere. Prevaricare sul Senato!... È come se Dooku avesse avuto ragione... per salvare la Repubblica, saremo costretti a distruggerla... (Mace Windu; p. 252)
  • Ho tenuto il segreto del vostro matrimonio per tutti questi anni. La strage all'accampamento tusken, l'hai confidata a me. Io c'ero quando hai giustiziato il conte Dooku. E so dove hai attinto il potere per sconfiggerlo. Vedi? Non hai mai avuto bisogno di simulare con me, come devi fare con i tuoi compagni Jedi. Capisci che non hai mai avuto bisogno di nascondere niente a me? Che io ti accetto esattamente come sei? (Palpatine; p. 263)
  • I Jedi non chiedono mai che cosa vuoi tu. Loro si limitano a dirti che cosa sei tenuto a volere. Non ti danno mai una scelta. Ecco perché prendono i loro studenti, le loro vittime, a un'età così tenera che la scelta è priva di significato. Prima che un padawan sia abbastanza grande per fare delle scelte, è stato talmente indottrinato, ha subito un tal lavaggio del cervello, che è incapace perfino di considerare la questione. Ma tu sei diverso, Anakin. Tu hai avuto una vita reale, al di fuori del Tempio dei Jedi. Tu puoi farti strada tra la nebbia di bugie di cui i Jedi ti hanno imbottito la testa. (Palpatine; pp. 263-264)
  • Fa' l'unica cosa che i Jedi temono di più: fatti la tua opinione. Segui la tua coscienza. Fa' ciò che tu pensi sia giusto. So che hai sempre desiderato una vita superiore a quella di un comune Jedi. Dedicati a quella vita. So che brami di avere un potere più grande di quanto qualsiasi Jedi possa avere; permetti a te stesso di conquistare quel potere, e dai licenza a te stesso di usarlo. Hai sognato di lasciare l'Ordine dei Jedi, di avere una famiglia tua... fondata sull'amore, non su regole imposte di rinuncia a te stesso. (Palpatine; pp. 265-266)
  • La corruzione aveva trasformato la Repubblica in un cancro nel corpo della galassia, e nessuno sapeva estirparlo; né la magistratura, né il Senato, neppure lo stesso ordine dei Jedi. Io ero l'unico uomo sufficientemente forte e preparato per questo compito; io ero l'unico uomo che osasse perfino provarci. Senza il mio piccolo sotterfugio, come avrei potuto curare la Repubblica? Se mi fossi rivelato a te, o a chiunque altro, i Jedi mi avrebbero dato la caccia e mi avrebbero assassinato senza processo... in modo molto simile a come per poco non hai fatto tu, solo un momento fa. (Palpatine; p. 276)
  • Chi ha parlato di malvagità? Io sto portando pace nella galassia. Questo è un male? Ti sto offrendo il potere di salvare Padmé. Questo è male? Ti ho aggredito? Drogato? Vieni forse torturato? Figliolo, io ti sto chiedendo. Ti sto chiedendo di fare la cosa giusta. Volta le spalle al tradimento. A tutto ciò che danneggerebbe la Repubblica. Ti sto chiedendo di fare esattamente ciò che ti sei votato a fare: portare pace e giustizia nella galassia. E salvare Padmé, naturalmente... non hai giurato di proteggere anche lei?... (Palpatine; p. 277)
  • C'è un'eleganza semplice nello stile di Obi-Wan con la spada laser, molto diversa dalla sensazione che si potrebbe ricavare dagli altri grandi maestri di spada dell'Ordine dei Jedi. Lui manca completamente del fulmineo, puro, ardito slancio di un Anakin Skywalker; in lui non c'è niente della ferocia quasi tenebrosa di un Mace Windu o di una Depa Billaba, né la grazia stilizzata di una Shaak Ti o di un Dooku, e non somiglia affatto al vortice distruttivo che Yoda può diventare.
    Lui è semplicità.
    È questo il suo potere. (p. 278)
  • Ho creato il Vaapad per rispondere alla mia debolezza: è uno stile che incanala la mia stessa tenebra in un'arma della luce. Anche l'Ataro del Maestro Yoda risponde a una debolezza: i limiti di portata e di mobilità imposti dalla sua statura e dalla sua età. (Mace Windu; p. 279)
  • Ecco il momento che definisce Mace Windu.
    Non le sue innumerevoli vittorie in battaglia, né le innumerevoli battaglie che la sua abilità diplomatica ha scongiurato. Né il suo intelletto perspicace, o il suo talento con la Forza, o la sua bravura con la spada laser. Né la sua dedizione all'Ordine dei Jedi, o la sua dedizione alla Repubblica che serve.
    Ma questo.
    Qui.
    Ora.
    Perché anche Mace ha un affetto. Mace ha un amore segreto. Mace Windu ama la Repubblica.
    Molti dei suoi studenti lo citano ai propri studenti: «I Jedi non lottano per la pace. Quello è solo un motto, ed è ingannevole come tutti i motti. I Jedi lottano per la civiltà, perché solo la civiltà porta la pace».
    Per Mace Windu, per tutta la sua vita, per tutte le vite di mille anni di Jedi prima di lui, la vera civiltà ha avuto un solo vero nome: la Repubblica.
    Ha dedicato l'esistenza al servizio del suo amore. Ha ucciso al suo servizio, e ha perso la vita di innocenti. Ha visto esseri a cui era legato mutilati, trucidati, e a volte anche peggio: così devastati dall'orrore della guerra che la loro unica reazione era stata commettere orrori ancora più immani.
    E per via di quell'amore adesso, lì, in quell'istante, Anakin Skywalker ha dieci parole che gli fanno a pezzi il cuore, glielo bruciano e glielo riducono a un mucchio di cenere fumante.
    Palpatine è Sidious. Il Cancelliere è il Signore dei Sith.
    Non sente nemmeno le parole, non esattamente; il loro significato trascende la capacità di comprensione immediata del suo cervello.
    Significano che tutto ciò che ha fatto, e tutto ciò che gli è stato fatto...
    Che tutto quello che l'Ordine ha conquistato, e patito...
    Tutto quello che la galassia stessa ha passato, tutti gli anni di sofferenza e carneficina, la morte di interi pianeti...
    È stato vano.
    Perché era stato fatto tutto per salvare la Repubblica.
    Che era già spacciata.
    Che era già caduta.
    E il suo cadavere era stato difeso soltanto dall'Ordine dei Jedi, che adesso era comandato da un Signore Oscuro dei Sith.
    L'intera esistenza di Mace Windu è diventata un blocco di cristallo così pieno di crepe e fenditure che quelle dieci parole l'hanno ridotta in polvere come fossero martellate.
    Ma poiché è Mace Windu, incassa quel colpo senza battere ciglio. (pp. 294-295)
  • L'oscurità è generosa, ed è paziente, e vince sempre.
    Vince sempre perché è ovunque.
    È nella legna che arde nel tuo focolare, e nella pentola sul fuoco; è sotto la tua sedia e sotto il tuo tavolo, e sotto le lenzuola del tuo letto. Cammini nel sole di mezzogiorno e l'oscurità è con te, attaccata alle suole delle tue scarpe.
    La luce più intensa getta l'ombra più buia.
    (p. 299)
  • Mace Windu: Siete in arresto.
    Palpatine: Davvero, Maestro Windu, non potete parlare seriamente. Con quale accusa?
    Mace Windu: Siete un Signore dei Sith!
    Palpatine: Davvero? Anche se fosse vero, non è affatto un reato. Le mie vedute filosofiche sono questioni personali. Infatti – l'ultima volta che ho letto la Costituzione, a ogni modo – abbiamo leggi molto rigide contro questo tipo di persecuzione. (p. 308)
  • Il Vaapad è violento e potente come la belva da cui prende il nome, ma comporta un grande rischio: immergersi nel Vaapad spalanca le porte che trattengono la propria oscurità interiore. Per usare il Vaapad, un Jedi deve concedersi di godere della battaglia; deve abbandonarsi all'emozione di combattere. Alla frenesia di vincere. Il Vaapad è una via che conduce sull'orlo del lato oscuro.
    Mace Windu creò questo stile, e ne era l'unico maestro vivente. (p. 312)
  • C'era stato un tempo in cui Mace Windu aveva temuto il potere dell'oscurità; c'era stato un tempo in cui aveva temputo l'oscurità che si portava dentro. Ma le Guerre dei Cloni gli avevano dato l'opportunità di comprendere: su un mondo chiamato Haruun Kal, aveva affrontato la propria oscurità e aveva capito che non doveva temere il suo potere.
    Aveva compreso che era la paura che dava potere all'oscurità.
    Lui non aveva paura. L'oscurità non aveva alcun potere su di lui. Ma...
    Neppure lui aveva alcun potere su di essa. (p. 314)
  • C'è un posto dentro di te, figliolo, un posto puro come il ghiaccio sulla vetta di una montagna, freddo e remoto. Trova quella vetta, e guarda giù dentro di te; respira quell'aria fredda e pura mentre scruti la tua colpa e vergogna. Non rinnegarle; osservale. Prendi in mano il tuo orrore e guardalo. Esaminalo come un fenomeno. Annusalo. Assaporalo. Impara a conoscerlo come solo tu puoi, perché è tuo, ed è prezioso. (Palpatine; p. 321)
  • L'Ordine Sessantasei è l'apice delle Guerre dei Cloni.
    Non la fine – le Guerre dei Cloni finiranno di qui a qualche ora, quando un segnale cifrato, inviato da Nute Gunray dalla fortezza separatista segreta su Mustafar, disattiverà contemporaneamente tutti i droidi da combattimento della galassia – ma l'apice.
    Non è un apice entusiasmante; non è il culmine di una lotta epica. L'esatto contrario, se mai. Le Guerre dei Cloni sono sono mai state una lotta epica. Non hanno mai preteso di esserlo.
    Ciò che sta accadendo ora è il motivo per cui sono state combattute le Guerre dei Cloni, in primo luogo. È la loro ragione d'essere. Le Guerre dei Cloni sono sempre state, in sé e di per sé, fin dall'inizio, la vendetta dei Sith.
    Erano un'esca irresistibile. Si svolgevano in luoghi remoti, su pianeti che appartenevano, principalmente, a «qualcun altro». Erano combattute da sostituti sacrificabili. Ed erano concepite in modo tale che nessuno avesse la meglio.
    Le Guerre dei Cloni erano la trappola per Jedi perfetta.
    Combattendo, i Jedi perdevano.
    Con l'Ordine dei Jedi sovraesposto, sparpagliato in tutta la galassia, ciascun Jedi è solo, circondato solamente dai cloni soldato che comanda. La guerra stessa riversa oscurità nella Forza, addensando la nube che limita la percezione Jedi. E i cloni sono privi di malizia, odio e di qualunque cattiva intenzione che potrebbe dare un'avvertimento. Eseguono soltanto gli ordini.
    In questo caso, l'Ordine Sessantasei. (pp. 331-332)
  • «Devi prendere le distanze dai tuoi... amici... nel Senato, Padmé. È molto importante non dare la benché minima impressione di essere sleali.»
    «Anakin... parli come se mi stessi minacciando.»
    «È un momento rischioso», disse. «Siamo tutti giudicati dalle nostre amicizie.»
    «Ma... mi sono opposta alla guerra, mi sono opposta ai poteri d'emergenza di Palpatine... l'ho tacciato pubblicamente di essere una minaccia per la democrazia!»
    «È acqua passata ormai.»
    «Che cosa? Quello che ho fatto? O la democrazia?» (Anakin Skywalker e Padmé Amidala; p. 335)
  • Siamo un Impero governato da una maggioranza! Un Impero governato da una nuova Costituzione! Un Impero di leggi, non di politici! Un Impero votato alla salvaguardia della società onesta. Di una società unita e sicura! Siamo un Impero che durerà diecimila anni! [...] Festeggeremo l'anniversario di questo giorno come "Giorno dell'Impero". Per il bene dei nostri figli. Per i figli dei nostri figli! Per i prossimi diecimila anni! Unità! Sicurezza! Giustizia e pace! [...] Ripetetelo con me! Unità, Sicurezza, Giustizia e Pace! Unità, Sicurezza, Giustizia e Pace! (Palpatine; p. 353)
  • Votate per Palpatine. Votate per l'Impero. Convincete anche Mon Mothma a votare per lui. Fate i bravi senatori. Badate a quello che fate e tenete il capo basso. E continuate a fare... tutto quello di cui non possiamo parlare. Tutto quello che non posso sapere. (Padmé Amidala; p. 354)
  • Non è mai stata la guerra della Repubblica contro i Separatisti, ma di Palpatine contro i Jedi. Abbiamo perso. Tutto il resto è stato una farsa. (Obi-Wan Kenobi; p. 364)
  • Yoda raccolse le proprie forze.
    Era giunto il momento.
    Novecento anni di studio e addestramento, di insegnamento e di meditazione, tutti concentrati, affinati e ridotti a quell'unico momento; l'unico scopo della sua lunga vita era stato di prepararlo a entrare nel cuore della notte e a contrapporre la sua luce all'oscurità.
    Sistemò l'inclinazione della spada alla cintura.
    Si coprì le spalle con la toga.
    Con rispetto, con gratitudine, senza paura e senza rabbia, Yoda andò alla guerra. (p. 368)
  • Una sola frazione del lato oscuro è più potente di quanto la vostra arroganza Jedi possa concepire; vivendo nella luce, non avete mai visto le profondità dell'oscurità. (Palpatine; p. 370)
  • Lascia che Palpatine si dichiari Imperatore. Faccia pure. Può fare il lavoro sporco, tutta l'oppressione sporca e brutale che servirà a unire la galassia per sempre... a unirla contro di lui. Si renderà l'uomo più odiato nella storia. E al momento giusto, lo spodesteremo... (Dart Fener; p. 372)
  • Quando le lame si incrociarono, era ben più di Yoda contro Palpatine, ben più del millennio di Sith contro le legioni di Jedi; era l'espressione del conflitto fondamentale dell'universo stesso.
    La luce contro l'oscurità.
    Chi vince prende tutto. (p. 374)
  • «Vattene in un posto fuori mano. Ritirati. Medita. È quello che ti piace fare, no? Non devi più combattere per la pace. La pace è qui. Il mio Impero è la pace.»
    «Il tuo Impero? Non avrà mai pace. È stato fondato sul tradimento e su sangue innocente.» (Dart Fener e Obi-Wan Kenobi; p. 375)
  • I Sith erano cambiati. I Sith erano cresciuti, si erano adattati, avevano dedicato mille anni a studiare ogni singolo aspetto non solo della Forza ma del sapere dei Jedi stessi, in preparazione proprio di quel giorno. I Sith si erano trasformati.
    Si erano rinnovati.
    Mentre i Jedi...
    I Jedi avevano speso gli stessi mille anni ad addestrarsi, a combattere di nuovo l'ultima guerra.
    I nuovi Sith non potevano essere distrutti con una spada laser, non potevano essere bruciati da nessuna fiamma della Forza. Più la luce era intensa, più l'oscurità era fitta. Come si poteva vincere una guerra contro l'oscurità, quando la guerra stessa era diventata l'arma dell'oscurità? (pp. 377-378)
  • «Il punto debole del potere è l'arroganza.»
    «Esiti», disse Anakin. «Il difetto della pietà...»
    «Non è pietà», lo corresse Obi-Wan con amarezza. «È rispetto per la vita. Anche per la tua. È rispetto per l'uomo che eri.»
    L'altro sospirò. «È rimpianto per l'uomo che saresti dovuto essere.»
    Con un ruggito, Anakin si avventò su di lui, usando la Forza e il peso del suo corpo per schiacciare di nuovo Obi-Wan contro la parete. Gli afferrò i polsi con incredibile forza, costringendolo ad allargare le braccia. «Sono così stufo delle tue prediche!» (p. 379)
  • Sul bordo del modulo di estrazione, Obi-Wan, acquattato sotto un arco di duracciaio che sputava lava, parando colpi di Forza e rispondendo agli attacchi di quella creatura carica di odio che era stata il suo migliore amico, comprese all'improvviso una profonda verità.
    L'uomo che stava affrontando era tutto ciò che Obi-Wan aveva combattuto in tutta la vita: un assassino, un traditore, un Jedi caduto, un Signore dei Sith. E adesso, nonostante tutto...
    Obi-Wan gli voleva ancora bene.
    Yoda lo aveva detto chiaramente: Permettere a questi attaccamenti di abbandonare la propria vita un Jedi deve, ma Obi-Wan non lo aveva mai capito. Aveva questionato per Anakin, aveva cercato scuse, lo aveva coperto innumerevoli volte; e per tutto il tempo quell'attaccamento che aveva sempre negato di provare gli aveva impedito di vedere il sentiero oscuro che il suo migliore amico aveva intrapreso.
    Obi-Wan sapeva che, alla fine, c'era una sola risposta a quell'attaccamento...
    Lo lasciò andare. (pp. 383-384)
  • Troppo vecchio ero. [...] Troppo rigido. Troppo arrogante per vedere che la vecchia via non è l'unica via. Questi Jedi, che addestrai a diventare i Jedi che avevano addestrato me, a un'epoca diversa appartenevano. Cambiata è la galassia. Cambiato non è l'Ordine dei Jedi... perché permesso di cambiare non gli ho. (Yoda; p. 390)
  • [I Sith] non potranno mai raggiungere [l'immortalità]; si ottiene solamente con la rinuncia dell'io, non con la sua esaltazione. Si ottiene con la compassione, non con l'avidità. L'amore è la risposta all'oscurità. (Qui-Gon Jinn; p. 390)
  • Ecco come ci si sente a essere Anakin Skywalker, per sempre.
    Il primo raggio di luce nel tuo universo reca dolore.
    La luce ti brucia. Ti brucerà per sempre. Una parte di te giacerà sempre sul greto di sabbia nera accanto a un lago di fuoco mentre le fiamme ti divorano la carne.
    Puoi sentire il tuo respiro. Affannoso, rumoroso, che irrita i nervi già logori, ma non puoi fermarlo. Non potrai mai fermarlo. Non puoi nemmeno rallentarlo.
    Non hai nemmeno più i polmoni.
    Meccanismi inseriti nel tuo petto respirano per te. Pomperanno ossigeno nel tuo flusso sanguigno per sempre.
    Lord Vader? Lord Vader, mi senti?
    E tu non puoi, non come udivi un tempo. Sensori nella maschera che ti imprigiona la testa trasmettono il significato direttamente al cervello.
    Apri gli occhi ustionati; sensori ottici integrano luce e ombra in un orribile simulacro del mondo che ti circonda.
    O forse il simulacro è perfetto, ed è il mondo che è orribile.
    Padmé? Sei qui? Stai bene? Provi a dire, ma un'altra voce parla per te, da un sintetizzatore vocale che funge da labbra, lingua e gola, distrutte dal fuoco.
    Mi dispiace tanto, Lord Vader. Temo sia morta. Sembra che nella tua ira, tu l'abbia uccisa.
    Quelle parole bruciano più della lava.
    «No... no, è impossibile!»
    Tu l'amavi. L'amerai sempre. Non avresti mai potuto volere la sua morte.
    Mai.
    Ma ora ricordi...
    Ricordi tutto...
    Ricordi il drago che hai fatto uccidere da Vader, partorito dal tuo cuore. Ricordi il gelido veleno nel sangue di Vader. Ricordi la fornace della furia di Vader, e l'odio cieco che ti ha fatto stringere la gola di lei per zittire le menzogne sulle sue labbra...
    E poi giunge un momento in cui comprendi finalmente che non esiste alcun drago. Che non esiste alcun Vader. Che esisti solo tu. Solo Anakin Skywalker.
    Che eri tu. Sei tu.
    Solo tu.
    Sei stato tu.
    L'hai uccisa tu.
    L'hai uccisa perché, finalmente, quando avresti potuto salvarla, quando avresti potuto andare via con lei, quando avresti potuto pensare a lei, stavi pensando a te stesso...
    Ed è in quel momento che finalmente comprendi la trappola del lato oscuro, la crudeltà ultima dei Sith...
    Perché te stesso sarà tutto ciò che ti resterà. (pp. 397-398)

Explicit modifica

L'oscurità è generosa, è paziente, e vince sempre... ma al centro della sua forza sta la sua debolezza: una candela è sufficiente a fermarla.
L'amore è più di una candela.
L'amore può accendere le stelle.

Bibliografia modifica

  • Star Wars. La Vendetta dei Sith, traduzione di G. P. Gasperi, 2005, Sperling & Kupfer, ISBN 88-200-3829-3

Altri progetti modifica