Lucio Piccolo

poeta ed esoterista italiano (1901-1969)

Lucio Piccolo (1901 – 1969), poeta ed esoterista italiano.

Lucio Piccolo e Giuseppe Tomasi di Lampedusa su una panca nella stradella di accesso a Villa Piccolo, Capo d'Orlando, negli ultimi anni del 1930

Citazioni di Lucio Piccolo

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  • [Sul rapporto con Giuseppe Tomasi di Lampedusa] C'era fra di noi una sorta di gara, a chi fosse più abile scopritore di interessanti novità. Ricordo che fu così a proposito del grande poeta Yeats, il grande poeta d'Irlanda che fui io il primo a leggerlo prima ancora di Lampedusa [...] E così ci siamo accaparrati tutta la letteratura contemporanea europea, tedesca, francese. Ricordo anzi che fu proprio Lampedusa a introdurre a Palermo, nella Palermo colta, Rilke [...] Poi passarono Joyce, Proust. Di Proust mi ricordo che una volta mi disse «Sai, c'è uno scrittore francese il quale per fare due passi da lì a qui ci impiega dieci pagine». La prima immagine che io ho avuto di Proust è stata questa.[1]
  • [Sulla Porta Nuova a Palermo] L'altra porta guarda occidente e mezzogiorno. I due schiavi dalle braccia mozze ai lati ascoltano i venti che vengono d'Africa. Tutto il giorno ruote, scalpicii, il richiamo dei venditori ambulanti e quello dei dispensatori d'acqua su le panchette colorate – l'acqua nell'ombra dell'arco è splendida – con il loro frastuono sembrano ostacolare transiti più leggeri. Allato è un'abitazione di poche stanze, finestre con sbarre orizzontali, ricavata dalla base stessa del bastione. Ma il sole se ne và più presto qui, dietro le montagne che s'imbrunano subito, nelle costole della salita l'erbe si risvegliano per le mani dell'erborista, e in compenso di questo suo celarsi in anticipo il sole che nimbi che aloni lascia sui profili e le cime, raggiere simili a stecche d'un ventaglio d'opaco scarlatto o venato di viola, e su una nuvoletta varca e si colora di mese e di stagione, fa immaginare le fiammate del tramonto su le sabbie d'occidente. Così la sera viene prima, e col suo arrivo i rimbombi sotto la volta vanno affievolendo, i passaggi meno frequenti. [...] L'ombra cresce, ancora poco e lo spazio dell'arco si colmerà d'azzurro già notturno, la calma peschiera dove estinguere ogni ansia. Le stelle seguono la loro strada, attente, come di grado in grado, forse sanno che le segue uno sguardo dal foro del tetto più alto o da una mobile piattaforma di acciaio. Una mano poi segnerà i loro umori negli annali delle piogge e dei venti. (da Le esequie della luna)
  • La casa era quieta, il resto del mondo lontanissimo. Fu così che mi resi conto come per Villa Piccolo passasse un meridiano come a Greenwich. Il meridiano della solitudine.[1]
  • [A Vincenzo Consolo] Non parta, non vada via. A Milano, con tutti gli altri, rischia di annullarsi. La lontananza, l'isolamento danno più fascino, suscitano interesse e curiosità.[2]
  • Per me la poesia è come la vita. È memoria... Noi viviamo di memoria. Del resto gli intelligentissimi greci non avevano stabilito che la madre delle Muse era la Memoria?[3]
  • Quando viene l'oscurità, e la casa si interiorizza, diventa ombra, spazio in cui andiamo errando e ritrovando le figure care, persone care che ci sono state vicine.[1]
  • Questa mia predilezione per l'oscurità, per la penombra, non è come potrebbe sembrare un atteggiamento esteriore. Risponde ad un'esigenza interna comune a noi siciliani, credo, quasi a contrasto con la troppa luce che ci circonda. Rifugiarci nell'oscurità di noi stessi, ritrovare quanto abbiamo perduto, esorcizzare il tempo, la morte.[4]

Citazioni su Lucio Piccolo

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  • Ci sono uomini che in determinate epoche arrivano alla perfezione, sciogliendosi dall'ambiente in cui vivono e dalle cose del loro tempo, assumendo coscienza della fine e salvandosene nel distacco, nella superiorità, nell'autosufficienza. E in questo senso, Piccolo partecipa di una tale perfezione, nella sua vita come nella sua poesia. (Leonardo Sciascia)
  • Così, nel poeta, convivono due anime, quella palermitana, spagnola, barocca, delle vecchie chiese, dei conventi, degli oratori, tutta scenografia interna che fa da sfondo alla sua infanzia-adolescenza; e quella messinese, greca, della campagna, della natura, scenografia esterna che fa da sfondo alla sua giovinezza-maturità, ma che egli riduce – è bene dirlo – sempre alla cifra barocca. (Vincenzo Consolo)
  • Credo di capire la sorpresa e l'interesse che le nove poesie che Lucio Piccolo stampò a sue spese e inviò a Montale suscitarono appunto in Montale. Il fatto è che quelle nove poesie si distaccavano completamente, del tutto, da quella che era la linea predominante fino a quel momento della poesia italiana. (Andrea Camilleri)
  • Frequentai Piccolo per anni, andando da lui, come per un tacito accordo, tre volte la settimana. Mi diceva ogni volta, congedandomi: «Ritorni, ritorni, Consolo, facciamo conversazione» . E la conversazione era in effetti un incessante monologo del poeta che io ascoltavo volta per volta ammaliato, immobile, nella poltrona davanti a lui. Era per me come andare a scuola da un grande maestro, a lezione si letteratura, di poesia, impartita da un uomo di sterminata cultura. (Vincenzo Consolo)
  • Il suono del corno che ci giunge dal Capo d'Orlando non è l'Olifante di un sopravvissuto, ma una voce che ognuno può sentire echeggiare in sé. (Eugenio Montale)
  • Mi trovavo davanti al barone Lucio Piccolo di Calanovella, scrittore finora inedito, sì, ma anche musicista completo, studioso di filosofia che può leggere Hasserl e Wittgenstein nei testi originali, grecista agguerrito, conoscitore di tutta la poesia europea vecchia e nuova, lettore, per esempio, di Gerard Manley Hopkins e di Yeats, di cui condivide le inclinazioni esoteriche [...] un clerc così dotto e consapevole che [...] ha letto tous les livres nella solitudine delle sue terre di Capo d'Orlando [...] uomo sempre in fuga per certi versi affine a Carlo Emilio Gadda, un uomo che la crisi del nostro tempo ha buttato fuori dal tempo. (Eugenio Montale)
  • Quando tornai, in estate, andai an­cora a trovare Piccolo. «Cosa dicono di me a Milano, co­sa dicono?» mi chiese subito. Niente, non dicevano nien­te. Piccolo, dopo la curiosità suscitata al suo esordio, e dopo essere stato trascinato nel ciclone del Gattopardo, era bell'e dimenticato: altri miti, altre scoperte andava fabbricando per più rapidi consumi l'industria culturale. (Vincenzo Consolo)
  • Una poesia, la sua, tutta di ombre, dove difficilmente raggia la luce. (Andrea Camilleri)

Bibliografia

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  • Lucio Piccolo, Le esequie della luna e alcune prose inedite, a cura di Giovanna Musolino, All'insegna del pesce d'oro, collana Acquario, Milano 1996.
  1. a b c Citato in Chiara Fratantonio, Lucio Piccolo, poeta tra le ombre, Flaneri.com, 12 gennaio 2013.
  2. Citato in Il barone magico, Vincenzo Consolo, VincenzoConsolo.it, novembre 2015.
  3. Citato in Helga Marsala, Il meridiano della solitudine. Letteratura e nobiltà: un film sul poeta Lucio Piccolo e la Sicilia d'un secolo fa, Artribune.com, 21 novembre 2015.
  4. Dal video disponibile in Helga Marsala, Il meridiano della solitudine. Letteratura e nobiltà: un film sul poeta Lucio Piccolo e la Sicilia d'un secolo fa, Artribune.com, 21 novembre 2015.

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