Jean Viollet (1875 – 1956), scrittore francese.

Breve trattato dell'educazione modifica

Incipit modifica

Generalmente si definisce l'educazione come l'insieme delle cure prodigate al fanciullo nel corso dei suoi anni di formazione per svilupparne le facoltà fisiche, morali e intellettuali.
Questa definizione è esatta. ma insufficiente. Essa dimentica di precisare il perché degli sviluppi da dare alle facoltà del fanciullo.
James Mill ha notato molto bene questa insufficienza. Motivo per cui ha creduto di poterla completare precisando che l'educazione aveva per scopo di fare dell'individuo uno strumento di felicità per se stesso e per gli altri. Ma non è forse dare all'educazione un potere ch'essa non ha? Come potrebbe un'educazione, per quanto perfetta, esser capace d'assicurare la felicità dell'interessato e del suo ambiente? Sarebbe dimenticare che nessuno è padrone, in questo mondo, delle leggi che reggono gli avvenimenti e che, per assicurare la felicità propria e degli altri, occorrerebbe la conoscenza del passato, del presente e dell'avvenire. E bisognerebbe anche disporre dell'onnipotenza divina per dominare la vita e dirigerla a proprio arbitrio.

Citazioni modifica

  • La grande illusione in educazione è di interessarsi ai fatti e ai gesti del fanciullo in funzione del presente, senza preoccuparsi affatto del suo avenire. (p. 16)
  • Il fanciullo al momento del suo ingresso nel mondo non ha ancora né conoscenza né coscienza. È lo schiavo dei suoi capricci e ignora l'esercizio della libertà. (p. 17)
  • In Dio amore e intelligenza non possono essere separati,. Se Dio ama gli uomini è per condurli alla conoscenza della verità. (p. 19)
  • L'autorità dei genitori è una delega di Dio, non soltanto perché Dio è l'autorità suprema, ma perché egli, autore della vita, possiede da solo il diritto di comandare. (p. 21)
  • L'autorità sarebbe vana se non basasse i suoi comandi sopra le sanzioni. Le buone e le cattive azioni non meritano forse la ricompensa e il castigo nell'altro mondo? (p. 21)
  • Il fanciullo non è una creazione spontanea. Nasce da un padre e da una madre che ne sono, dopo Dio e propriamente parlando, gli autori. (p. 23)
  • L'autorità non si esercita per la soddisfazione e i vantaggi di colui che comanda ma per il bene di colui che è comandato. (p. 45)
  • Un'autorità che non è rispettata è praticamente priva di influenza. (p. 46)
  • L'autorità che vuole esercitare un influsso morale, non smentisce mai. (p. 48)
  • La padronanza del corpo è il substrato necessario alla libera evoluzione delle potenze morali e spirituali. (p. 57)
  • Un uomo è tanto più libero quanto più è padrone dei suoi desideri e capace di imporsi una regola di vita in visione d'un fine da raggiungere. Più il fine è lontano e difficile a realizzarsi, più esige volontà. (p. 74)
  • Non è essere liberi obbedire alle passioni che trascinano la volontà. Seguire, giorno per giorno, i propri impulsi, può dare l'illusione della libertà; ma è soltanto un'esca. L'uomo libero è quello capace di fare ciò che gli dispiace, che costa alla natura. (p. 74)
  • Il valore d'una sanzione dipende dalla sua efficacia. Essa è efficace solo in quanto produce il pentimento e la conversione e fa nascere il desiderio di far meglio. (p. 87)
  • Le pene e le privazioni rischiano di apparire come una vendetta esercitata dal più forte contro il più debole, se colui che le infligge non è padrone di sé o agisce per capriccio e senza regola. Invece di portare la coscienza alla luce e al pentimento, esse fanno nascere sentimenti di ribellione e di scoraggiamento. (p. 87)
  • Nulla è più difficile che applicare le sanzioni conforme alla giustizia.
  • La volontà, illuminata dall'intelligenza, è come una sottile punta grazie alla quale l'uomo è capace di sorpassare le potenze cieche dell'istinto e i semplici atti dovuti alle abitudini per scoprire regioni della vita ancora inesplorate e prenderne possesso. Perciò l'intelligenza e la volontà sono le facoltà supreme dell'uomo, quelle che lo distinguono essenzialmente dall'animale. (p. 113)

Bibliografia modifica

  • Jean Viollet, Breve trattato dell'educazione (Petit tratte d'education), traduzione di Patrizio Graziani, Edizioni Paoline, Alba 1950.

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