Guerra civile algerina

Citazioni sulla guerra civile algerina.

Algeri, il giorno dopo il colpo di stato militare, 12 gennaio 1992
  • Avevo 17 anni e studiavo giornalismo in un campus molto simile a quello che si vede nel film. Eravamo giovani, ci piaceva uscire, andare alle feste. [...] Ma col passare del tempo, andare in giro senza indossare il velo stava diventando sempre più pericoloso. C'era un clima di intimidazione e di violenza. Per strada, le gente si sentiva in diritto di dirti: "Devi indossare il niqab, devi coprirti. Le donne dovrebbero starsene a casa, basta con l'Università, rinuncia agli studi".
  • In tanti non sanno che cosa sia accaduto davvero, all'epoca l'attenzione era concentrata sul numero di vittime, sugli attentati, noi, invece, abbiamo mostrato la resistenza delle donne. Parlare di quegli anni è ancora un tabù perché in molti non se la sentono di ritornare a un tempo così difficile e traumatico. Finora, oltre al mio (Non conosci Papicha, ndr), ci sono solo un altro paio di film che raccontano la guerra civile algerina.
  • Le algerine rivendicano la parità. Oggi il padre, i fratelli possono decidere per loro. Tutto. Se e quali studi fare, quando sposarsi e con chi. È fondamentale garantire alle ragazze l'opportunità di studiare e di lavorare. L'educazione e la cultura sono al centro del dibattito. Prima della guerra civile, c'erano 500 teatri oggi ce ne sono una decina in tutto il Paese. Ma la nuova generazione, nata dopo la guerra civile, è piena di energia. Ho fiducia in loro.
  • Mio padre, in quanto regista, era diventato un bersaglio dei fondamentalisti. C'erano liste: attivisti, giornalisti, scrittori, artisti e donne, ovviamente. Se il tuo nome finiva nell'elenco chiunque poteva ucciderti. Cominciammo a cambiare casa, un posto diverso ogni tre, quattro mesi. Fino alla fuga in Francia.

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