Gianfranco Funari

opinionista e conduttore televisivo italiano (1932-2008)

Gianfranco Funari (1932 – 2008), opinionista, conduttore e personaggio televisivo italiano.

Gianfranco Funari nel 1972

Citazioni di Gianfranco Funari modifica

  Citazioni in ordine temporale.

  • La donna più importante che ho incontrato è la politica.[1]
  • Io ho giocato nella vita con l'incoscienza del coraggioso.[2]
  • Fini? Tutta carta argentata, dentro nun c'è manc'a cioccolata.[3]
  • Stronzo! A chi 'o dici 'o dici, cogli sempre nel segno.[4]

Citato ne Il Secolo XIX, 4 aprile 1992

  • È finita la politica da salotto. Una volta la gente diceva: governo ladro. Adesso dice il nome del ladro, il nome del partito e che cosa ha rubato.
  • Il talento è amico della violenza e della crudeltà in trasmissione.
  • Voglio rimanere sempre libero. Voglio sempre stare dalla parte della gente.

Dall'intervista di Gigi Marzullo a Sottovoce, Rai Uno, 1999

  • La bugia nasconde una realtà che per la prima volta desidero sia soltanto mia: privacy.
  • Il denaro io lo rispetto, non lo amo.
  • Il nostro paese è un paese pieno di talenti senza carriere e di carriere senza talenti.
  • Io non sono stato mai donnaiolo, le donne che ho incontrato erano omaiole.
  • L'amore vero è dei principi, non mi riferisco ai nobili, ma ai principi dei sentimenti, delle sensibilità, della fantasia, della creatività, dell'espressione, del calore... si nun sei principe di queste cose te poi accoppià, nun te poi innamorà.
  • Non è vero che l'onestà è un investimento a lunga scadenza, oggi è diventato un investimento a lunghissima scadenza: forse troppo lunga.

Dal programma televisivo 12 round, Rai 2, 17 dicembre 2007

  • Noi italiani abbiamo nella coda il veleno dell'avverbio dubitativo.
  • Non sono un giornalista, sono un giornalaio io.
  • Nel mio cammino ho calpestato parecchie merdacce e non mi son mai pulito le scarpe.

Il potere in mutande modifica

  • Volete sapere qual è la cosa di cui vado più fiero? Del potere ho mostrato le mutande, nel senso che i politici hanno dovuto spogliarsi di fronte all'occhio spietato della telecamera e far vedere anche i loro affari più nascosti e a volte più sporchi. Il paradosso è che la parola mutanda in latino significa "quelle cose che devono essere cambiate" per ovvi motivi. Ma loro, i politici, in sessant'anni di partitocrazia le mutande non se le sono mai cambiate. Io, invece, nel mio camerino, li ricevevo spesso in mutande per mostrare loro che erano linde e fresche di bucato.
  • Nel maggio del 1992 la Fininvest decise di sostituire il direttore di rete Carlo Freccero con Carlo Vetrugno. Freccero aveva portato a Italia 1 Mezzogiorno italiano e altri programmi innovativi come Lezioni d'amore di Giuliano Ferrara e Anselma Dall'Olio, Scherzi a parte, Pressing, Mai dire Tv, L'Istruttoria. Secondo alcuni la sua linea era troppo creativa rispetto al tipo di programmi richiesti dai dirigenti Fininvest che cominciavano, a detta loro, a incontrare difficoltà a vendere gli spazi pubblicitari. Non credo a questa tesi perché nel mercato televisivo sono sempre stati gli ascolti a determinare la raccolta pubblicitaria. Credo invece che il motivo della cacciata di Freccero sia di natura politica come nel mio caso.
  • Il fatto che un "giornalaio", un uomo di televisione, andasse a fare il direttore editoriale di un quotidiano fu criticato da molti. I titoli che io decidevo di far comparire sulle prime pagine scatenarono polemiche spesso frutto di pregiudizi, accesero il dibattito politico, spaccarono l'opinione. Ma se da una parte alcuni giornalisti mi criticavano dall'altra copiavano il mio stile, sia nel modo di proporre i titoli in prima pagina sia nei contenuti, soprattutto quando sostenni che l'opposizione era rimasta senza la possibilità di esprimersi e che i veri antagonismi politici si trovavano più all'interno del governo stesso di Berlusconi, insomma fra alleati del centrodestra, che nei confronti dell'opposizione di centrosinistra.
  • "L'Indipendente" aveva grossi debiti prima che arrivassi io a dirigerlo. Per salvarlo avevo acquistato il 5 per cento del giornale, se fosse stato sano si sarebbero potute misurare le mie reali capacità. Creai scompiglio, com'è nel mio stile, a qualcuno piaceva a molti altri no, ma di certo in quel periodo fu un giornale libero. E del resto è risaputo: nella mia vita ho schiacciato tante di quelle merdacce.

Citazioni su Gianfranco Funari modifica

  • Ero molto affezionato a Gianfranco, nonostante gli inizi burrascosi per via di alcuni miei blitz nel suo programma del mezzogiorno su Rai 2. Pian piano maturò un'amicizia che si trasformò in collaborazione. Al funerale mi fece male vedere poche facce del nostro mondo. In compenso c'era tanta gente comune. (Piero Chiambretti)
  • Funari, il Mao Tse Tung della tv. (Michele Santoro)
  • Gianfranco Funari è stato l'ultimo romantico della televisione, convinto fino all'ultimo di poter cambiare il mondo apparendo. Nonostante le disillusioni, nonostante l'emarginazione. Funari ha sempre amato una televisione esagerata, gridata, popolare, persino al di sopra delle sue possibilità; ma questo era l'aspetto più affascinante, la sfida avventurosa ed eroica, l'azzardo impresso al suo modo di fare televisione. Per anni Funari è stato un parafulmine: quando si parlava di televisione spazzatura, dell'incagliarsi del video il riferimento era d'obbligo. (Aldo Grasso)
  • Un mito. Genialità e teatralità uniche. Gli mancava la cultura per essere un fuoriclasse assoluto ma a lui andava bene così. È sempre stato della scuola di Beppe Recchia: invece di passare alla storia, meglio passare alla cassa. (Nino Formicola)

Note modifica

  1. Citato in Novella 2000, 29 maggio 1993; citato in Marco Giusti, Bossoli, Theoria, Milano, 1993, p. 71. ISBN 88-241-0338-3
  2. Dal programma televisivo Il Tornasole, Rai 2, 2006    Data più precisa?.
  3. Da un'intervista nel programma televisivo Le Iene, Italia 1,    Data?.
  4. Dal programma televisivo Matrix, Canale 5,    Data?.

Bibliografia modifica

  • Gianfranco Funari, con Morena Funari e Alessandra Sestito, Il potere in mutande, Rizzoli, 2009. ISBN 978-88-17-03290-2

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