George E. Kent

scrittore statunitense

George E. Kent (1920 – 1982), scrittore e professore di letteratura statunitense.

Josephine un mito modifica

Incipit modifica

Di solito le serate al popolare caffè-concerto Bobino di Parigi non hanno niente di mondano: di rigore non è l'abito scuro, ma semmai il maglione «dolce vita» e i blue jeans. Il 24 marzo 1975, però fu diverso. Nella sala sfilavano, come su una grande passerella, signore vestite dai migliori sarti francesi, e sui frac scintillavano le decorazioni della Legion d'Onore. In mezzo a un fuoco di fila di flash, cronisti e fotografi correvano su e giù per i corridoi.
Poi il sipario si alzò, lo spettacolo ebbe inizio e, all'improvviso, sul palcoscenico comparve lei, la figura snella e flessuosa attraente come sempre.

Citazioni modifica

  • Con le labbra dipinte di nero, le unghie argentate, e per vestito solo una nuvoletta di piume rosa, Josephine faceva il suo ingresso in scena portata in braccio a testa in giù da un negro gigantesco.
  • «Mantenersi giovani» soleva dire «significa essere capaci di sognare e fare progetti per l'avvenire».
  • In Italia, dove era stata acclamata più volte nel corso della sua prestigiosa carriera, si presentò di fronte al suo pubblico in tre particolari occasioni: a Milano, per ricevere il premio della Giornata della Mamma, a Pisa per la consegna di una medaglia d'oro per gli sforzi da lei compiuti in favore dell'adozione, a Verona per il conferimento del premio Zucchi per l'Amore Universale.

I poetici ghirigori di Joan Miró modifica

Incipit modifica

Ero così stupito che non credevo ai miei occhi. Stavo lì, nello studio di Joan Miró, uno dei più grandi pittori d'avanguardia del nostro tempo, e avrei potuto trovarmi nell'ufficio di un contabile. Il maestro aveva i capelli corti, il viso liscio, la camicia bianca immacolata. Dai suoi dipinti lo avevo giudicato il più bizzarro e il più fantasioso degli artisti, il creatore dell'assurdo e del buffo, di ogni forma d'arte più sconcertante e avanzata.

Citazioni modifica

  • Miró uomo si trasforma nel Miró pittore quando prende in mano il pennello. Allora tutto quello che gli vive dentro – i sogni, i sentimenti, la gioia, il dolore – gli si riversa all'esterno, per poi esplodere sulla tela. (p. 54)
  • Miró rifiuta la qualifica di pittore astratto perché, insiste, ogni sua creazione trae lo spunto direttamente da un oggetto o da un'idea poetica. E in effetti la stranezza della sua arte svanisce se si considera che ogni sua opera si riduce a un altissimo esercizio di stenografia: simboli e ghirigori, che sono il suo modo di ridurre la realtà all'essenziale. (p. 60)

Bibliografia modifica

  • George E. Kent, Josephine un mito, Selezione dal Reader's Digest, febbraio 1976.
  • George E. Kent, I poetici ghirigori di Joan Miró, Selezione dal Reader's Digest, febbraio 1971.

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