Gaetano Cesari

musicologo, critico musicale e bibliotecario italiano

Gaetano Cesari (1870 – 1934), musicologo, critico musicale e bibliotecario italiano.

Lezioni di storia della musica modifica

  • Il gregoriano non ebbe una finalità artistica, giacché non si può considerare come arte a sé qual'è la musica moderna. Più che per essere ascoltato, il gregoriano è fatto per essere eseguito; non si offre alla contemplazione estetica, non ha pretese di bellezza puramente oggettiva: il suo fulcro espressivo è la parola e non il suono. E tanto grande è il predominio della parola sul suono, in senso espressivo, che persino la sua legge formale è da ricercare nei testi liturgici. (pp. 61-62)
  • Di fronte all'arte musicale classica, il gregoriano si comporta negativamente rinunziando alla danza come elemento di sostegno del ritmo; all'accompagnamento strumentale in atteggiamento reazionario contro la musica profana dell'antichità; ai generi cromatico ed enarmonico, essenziali alla teoria musicale greca. Rinunzia ancora al carattere folkoloristico antico rappresentato nei modi classici greci dal dorico, lidio, frigio, ai quali sostituisce l'universalità dei toni ecclesiastici, mentre combatte o solo tollera qualche plasmazione regionale, come quella del canto ambrosiano. (p. 62)
  • In rapporto all'arte musicale moderna, mancano al gregoriano le indicazioni del movimento e del dinamismo; esso sostituisce il ritmo oratorio al musicale; manca della decisa polarizzazione nel modo maggiore o minore; tollera gli elementi armonici dell'accompagnamento strumentale, ma ne può fare a meno con vantaggio dell'espressione, ed accogliendo le nuove acquisizioni del contrappunto, nato da esso e per esso, conserva la forza espressiva fino che esso domina la polifonia contrappuntistica, viene invece ridotto ad elemento di pura tecnica quando ne è dominato. (pp. 62-63)
  • Esso [il gregoriano] rappresenta un'arte primitiva adeguata ad una fede primitiva: la sua tecnica imperfetta, la sua ingenuità sono quindi fonti della sua forza espressiva. Alla stessa stregua dell'artista moderno, che volendo dare l'impressione del primitivo ricorre a delle rinunzie calcolate, il gregoriano attinge a queste rinunzie la sua tipica ragion d'essere. Perché in esso non v'è questione di forma esteriore che importi. Il suo oggetto è fuori e più in alto dell'arte. La sua espressione è quella di una pace serena e di una aspirazione ascetica. È cioè espressione dell'essere che, dominato dall'ideale religioso, anela a quel trionfo dell'anima che è la fede. (p. 63)

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