Domenico De Masi

sociologo italiano (1938-2023)

Domenico De Masi (1938 – 2023), sociologo italiano.

Domenico De Masi nel 2018

Citazioni di Domenico De Masi modifica

  • [Ugo Fantozzi rappresenta] Un ceto impiegatizio che non si è mai data una solida struttura di classe, che non ha mai ingaggiato lotte collettive e che ha preferito affidare a ogni impiegato, preso isolatamente, il ruolo di antagonista solitario, e perciò sconfitto in partenza, di un datore di lavoro strapotente. Un ceto abbandonato a se stesso dai partiti, strumentalizzato dai sindacati, snobbato dagli intellettuali, che vagherà da ideologia a ideologia prima di planare nel populismo e arenarsi nell’astensionismo. Paolo Villaggio è il primo - e resta l’unico per genialità creativa - a puntare la sua lente d’ingrandimento, ustoria e deformante, su questo aggregato informe di piccoloborghesi. (10 luglio 2017[1])
  • Quattrocchi incarna l'idea stessa del coraggio, dell'avventura e di un certa spavalderia. E questi sono tratti che si ritrovano nella galassia che compone le tifoserie calcistiche.[2]
  • Così racconta Jacob Moreno, l'inventore della sociometria ossia di un sistema facile e divertente per indicare con linee e frecce colorate quali sono le nostre relazioni con gli altri, chi ci vuole bene, chi noi vogliamo bene; con quali amici siamo a nostro agio, quali persone ci stanno antipatiche: Io stavo al centro, spesso mi spostavo dai piedi dell'albero magari andandomi a mettere più in alto, su di un ramo: i ragazzi formavano un cerchio, al di là del primo cerchio se ne formava un secondo e poi un altro ed un altro ancora: il cielo formava il confine. Chi vuole saperne di più sulla sociometria può leggere il famoso libro scritto da J. L. Moreno Who Shall Survive (Principi di Sociometria).[3]
  • Si dice che la ricchezza non fa la felicità, ma bisogna ammettere che la simula molto bene.[4]
  • Sul piano informale il telelavoro si diffonde a vista d'occhio: per strada, nei treni, nei ristoranti, negli aeroporti, sulle spiagge ci sono knowledge workers che ascoltano informazioni, recepiscono e trasmettono decisioni, comunicano consulenze, comprano e vendono merci, assumono e licenziano persone, intrattengono pubbliche relazioni, intrecciano lobby. Come il personaggio di Molière che parlava in prosa senza sapere di essere un prosatore, così tutti questi moderni lavoratori telelavorano senza accorgersi di essere dei telelavoratori.
    Sul piano formale e contrattuale, invece, il telelavoro resta bandito dalle aziende. Le direzioni aziendali sono disposte a fare cose da pazzi pur di non fare cose da saggi: preferiscono persino ridurre i profitti pur di evitare innovazioni organizzative che allentino la presa fisica, tangibile, sui dipendenti. Ciò che viene temuto più della stessa concorrenza è che la cultura aziendale possa diluirsi nella cultura sociale, che lavoro e vita possano mescolarsi in una mistura creativa ed esuberante dove le produzioni di ricchezza, di sapere, di allegria e di senso s'intreccino e si confondano superando, finalmente, la separazione alienante tra i diversi mondi vitali in cui transitiamo.
    Ovviamente tutto questo costituisce la tomba della creatività indispensabile al successo delle imprese postindustriali e che, per dispiegarsi in tutta la sua potenza innovatrice, ha bisogno di libertà, di colore, di ironia, di gioco, di meditazione, di cordialità.[5]
  • [A proposito di Light your blue, l'installazione di Franz Cerami a Napoli, Castel dell'Ovo] Prendere un monumento anche inquietante come Castel dell'Ovo, proiettare delle luci che ne trasformano i vuoti e i pieni significa dargli una inquietudine completamente rinnovata, tesa al futuro anziché al passato. Mi sembra che sia un passaggio determinante e anche in qualche modo una metafora per Napoli.[6]

La fantasia e la concretezza modifica

  • Quando, nel 1865, Sir John Lubbock introdusse per la prima volta i due fortunati termini «Paleolitico» e «Neolitico», intendeva appunto dividere la preistoria in epoche contrassegnate dai modi diversi con cui i nostri lontani antenati usavano e trattavano le pietre. [...] Dunque, più che un «periodo di tempo», il Paleolitico è un «modo di vivere» iniziato quando per la prima volta uno dei tanti animali riuscì a rompere le pietre e a trasformarle in arnesi rudimentali. (pp. 31-32)
  • Un primo modo di vivere paleolitico, durato alcuni miloni di anni, fu improntato allo scavenging: i nostri antenati sopravvivevano in pratica facendo gli spazzini (scavenger) della natura, cibandosi di piante e piccoli animali trovati per caso, dunque dipendendo totalmente dalle risorse reperite in loco. (p. 32)
  • Un secondo modo di vita paleolitico, durato circa un milione di anni, fu caratterizzato dalla caccia di animali piccoli e grandi nonché dalla raccolta meglio selezionata di erbe e di frutta. (p. 32)
  • [...] la Stanford University, che fu fondata nel 1891, dove hanno studiato ben 11 premi Nobel, dove sono state messe a punto le valvole, il radar, i circuiti integrati. (p. 343)
  • Quando Fermi si rifugiò in America per salvare la moglie dal razzismo fascista, con lui l'Europa perse non solo un grande fisico (come tutti ammettono), ma anche un grande organizzatore (come pochi sanno). Il suo contributo sarà determinante anche nel primo, grande progetto scientifico – il Progetto Manhattan – che non solo segnerà la nascita concreta della big science, ma che dimostrerà al mondo intero come, da ora in poi, la potenza di una paese dipenderà dal grado del suo progresso scientifico. Non a caso alcuni studiosi fanno coincidere la nascita della società postindustriale con il lancio della prima bomba atomica. (p. 382)

Mappa Mundi modifica

  • Ogni progresso fa le sue vittime e, di fronte a un progresso torrenziale come questo, chi progetta il progresso si disinteressa delle vittime e chi difende le vittime non capisce il progresso. (p. 535)
  • […] a differenza del proletariato industriale, quello postindustriale non si indigna, non si ribella, perché non dispone di un'analisi puntuale dei meccanismi che presiedono al suo sfruttamento e perché è reso complice inconsapevole dei suoi stessi sfruttatori tramite un'accorta formazione famigliare, scolastica, religiosa e mediatica che neutralizza le sue difese intellettuali e ottunde il suo senso critico. (p. 662)

Note modifica

  1. Da Paolo Villaggio è stato il cantore di un ceto, espresso.repubblica.it, 10 luglio 2017.
  2. Citato in Lorenzo Fuccaro, Striscioni allo stadio, email americane: «Quattrocchi eroe», Corriere della Sera, 19 aprile 2004.
  3. Mara & co., Zanichelli, Bologna, 1976, p.1
  4. Citato in La scienza del buon vivere, dimensionecultura.it, 7 Ottobre 2008.
  5. Da Lavoro e vita, in Lavoro e lavori: strumenti per comprendere il cambiamento, a cura di Giorgio Gosetti, Franco Angeli, Milano, 2011, pp. 70-71. ISBN 9788856868616
  6. Citato in Castel dell'Ovo dipinto di blu, Denaro.it, 24 ottobre 2009.

Bibliografia modifica

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