Discussione:Wilhelm Reich

Ultimo commento: 13 anni fa di Micione

Che pertinenza ha questa citazione come citazione su? --Donluca (scrivimi) 00:12, 12 mar 2011 (CET)Rispondi

  • Cogliere un reale cosi com'è prodotto nella coestensione della natura e della storia, frugare nell'impero romano, nelle città messicane, negli dei greci e nei continenti scoperti per estrarne questo sempre-piú di realtà, e formare il tesoro delle torture paranoiche e delle glorie celibi – tutti i pogrom della storia sono io, ed anche tutti i trionfi, come se alcuni avvenimenti semplici, univoci, si districassero da quest'estrema polivocità: tale è l'«istrionismo» dello schizofrenico, secondo la formula di Klossowski, il vero programma d'un teatro della crudeltà, la messa in scena di una macchina per produrre il reale. Lungi dall'aver non si sa quale contatto con la vita, lo schizofrenico è piú di tutti vicino al cuore pulsante della realtà, a un punto intenso che si confonde con la produzione del reale, e che fa dire a Reich: «Ciò che caratterizza la schizofrenia, è l'esperienza di questo elemento vitale;... per quanto riguarda il loro sentimento della vita, il nevrotico e il perverso stanno allo schizofrenico come il bottegaio sordido al grande avventuriero». Allora ritorna la questione: cosa riduce lo schizofrenico alla sua figura autistica, ospitalizzata, dissociata dalla realtà? È il processo, o al contrario l'interruzione del processo, la sua esasperazione, la sua continuazione nel vuoto? Cosa costringe lo schizofrenico a ripiegarsi su un corpo senza organi ridiventato sordo, cieco e muto? (L'Anti-Edipo)
Non pertinente. Però c'è una sua citazione, si potrebbe inserire col "citato in". --Micione (scrivimi) 05:07, 12 mar 2011 (CET)Rispondi
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