Carta del Carnaro

costituzione della Reggenza italiana del Carnaro

Carta del Carnaro, costituzione della Reggenza italiana del Carnaro.

Proclamazione della Reggenza italiana del Carnaro (Fiume, 1920)

Citazioni della Carta del Carnaro modifica

  • Premessa
    Il Popolo della Libera città di Fiume, in nome delle sue secolari franchigie e dell'inalienabile diritto di autodecisione, riconferma di voler far parte integrante dello Stato Italiano mediante un esplicito atto d'annessione; ma poiché l'altrui prepotenza gli vieta per ora il compimento di questa legittima volontà, delibera di darsi una Costituzione per l'ordinamento politico ed amministrativo del Territorio (Città, Porto e Distretto) già formante il "corpus separatum" annesso alla corona ungarica e degli altri territori adriatici che intendono seguirne le sorti.[1]
  • Art. 2 – La Repubblica del Carnaro è una democrazia diretta che ha per base il lavoro produttivo e come criterio organico le più larghe autonomie funzionali e locali.
    Essa conferma perciò la sovranità collettiva di tutti i cittadini senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di classe e di religione; ma riconosce maggiori diritti ai produttori e decentra per quanto è possibile i poteri dello Stato, onde assicurare l’armonica convivenza degli elementi che la compongono.[1]

Citazioni sulla Carta del Carnaro modifica

  • La Carta, promulgata il 30 agosto 1920, rappresenta un geniale esempio di costituzione corporativa. Lo Stato di Fiume (il cui modello avrebbe poi dovuto applicarsi all'Italia) era fondato sulle Corporazioni: elette democraticamente, con ampia garanzia delle libertà fondamentali di pensiero, di stampa, di riunione e d'associazione. La sovranità popolare era assoluta e si esprimeva nelle "più larghe e più varie forme d'autonomia". (Guido Gerosa)

Note modifica

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