Angelo Camillo De Meis

patriota, filosofo e politico italiano

Angelo Camillo De Meis (1817 – 1891), patriota, filosofo e politico italiano.

Angelo Camillo De Meis, busto al Pincio di Roma

Prenozioni modifica

Incipit modifica

Quando l'uomo uscito vittorioso dalla lotta eroica per lo esistere sostenuta per lunghi interminabili secoli contro alla natura, alle fiere, ai giganti, ai mostri umani, incomincia a quietare alquanto e man mano a pensare, egli s'abbandona alla contemplazione della Natura, e va curiosamente in traccia dei principio delle cose. La prima filosofia è naturalmente intuitiva; e così fu in Grecia da Talete ad Anassagora.

Citazioni modifica

  • Stoicismo. – Agire è il vero e il bene: il noo poietico è l'uomo libero e perfetto, il vero uomo. E però il Saggio pratica la virtù, perché la virtù è la forma e la legge della sua libera attività; e d'altro non cura. Egli basta a sé stesso; ciò che non è sé non ha per lui valore. Il che fa ch'ei viva in una completa assoluta atarassia. (p. 9)
  • Epicureismo. – Patire è il falso e il male; e però il Saggio attende a godere; né gli basta la voluttà di un momento, anzi ei vuol goder sempre, e sa perfino sacrificare il presente al godimento avvenire. Che se pratica la virtù, gli è perché la virtù gli procura una durevole eutimia. (p. 9)
  • Scetticismo. – Il Saggio assiste indifferente alla scena mutabile del mondo, perché non sa, o non crede che sotto all'apparenza vi sia alcuna realtà; e però se ne vive in una perfetta apatia. (p. 9)
  • Neoplatonismo. – Il Saggio aspira a raggiungersi all'Assoluto, al Primo, all'Uno, che è l'arcano in sé, il principio sovra-intellettuale, e perciò inconcepibile, dei due mondi opposti del senso e dell'intelletto, della natura e delle idee; e poiché non può egli comprenderlo in sé, spera almeno di restarvi egli compreso e unito, e perdersi in lui: cosa rara e difficile, a cui si perviene mediante l'ascesi e l'estasi, e che non venne fatta più che tre o quattro volte a Plotino. Ma quelle poche volte bastano per tutte; non si misura alla stregua del tempo il godimento assoluto. (pp. 9-10)
  • Cristianesimo – Il Saggio sa che la piena assoluta felicità non è possibile in questa vita di fango e di senso, tutta accidente, errore e peccato, per cui non cura le fallaci e transitorie gioie della terra; ei pensa alla felicità futura, alla salute eterna, che se non sarà la conoscenza, sarà almeno la visione di Dio; e però, come il saggio epicureo, volentieri sacrifica la vita presente alla vita avvenire. Il Cristianesimo è un epicureismo intellettuale. (p. 10)
  • Epicuro ha in mira la felicità sensibile. Godere, non patire; trovar modo di liberarsi dal timore degli Dei e della morte, il gran tormento della umana vita; tale è il postulato, e tale è il fine della filosofia. Bisogna dunque fare un sistema e concepire il mondo in tal maniera, che non ci abbiano luogo codesti due timori. (pp. 10-11)
  • Zenone ha in mira la felicità ragionevole. Sentire è patire; ragionare è agire, e la virtù è la forma e la legge della ragione attiva. Bisogna dunque agire e reagire secondo virtù, che è quanto dire secondo sé, e non a grado altrui. (p. 11)

Bibliografia modifica

  • A. C. De Meis, Prenozioni, Tipografia di G. Cenerelli, Bologna, 1873.

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