Andrea Minucci

medico, arcivescovo e scrittore italiano

Andrea Minucci (1512 – 1572), medico, arcivescovo e scrittore italiano.

Descrizione di un viaggio fatto da Venezia a Parigi modifica

Incipit modifica

E così alli cinque di ottobre, che fu il sabbato, l'anno millecinquecento quarantotto partimmo da Venezia alla volta di Padova per la via di Margara; andammo in cocchio e ci avviammo assai di notte, che le porte erano serrate, e ci convenne aspettare al portello tanto, che il chiarissimo Messer Antonio Capello allora Capitano di quella Città ci mandasse ad aprire, il quale sentendo che era l'illustrissimo Commendatore Cornaro suo nipote, lo fece subito. In Padova stemmo la Domenica e il Lunedì. Il Martedì pure in cocchio andammo a Montagnana. Dell'antichità e grandezza della Città di Padova non accade ora volerne fare lungo discorso, essendone piene tutte le istorie: nemmeno come ella fosse per molti anni dominata dai Signori Carrari; dei quali Francesco ultimo, avendo con inganni fatto avvelenare Guglielmo de la Scala Signore di Verona e occupata quella Città, volendo occupare ancor Vicenza, la quale già s'era messa sotto il dominio degli Illustrissimi Signori Veneziani, si tirò la guerra addosso, che fu la mina sua e di tutti i suoi; perciocché lui fu preso co'suoi figliuoli e insieme con Giacomo suo fratello condotto a Venezia dove morì prigione, e venne Padova allora sotto il Governo della Illustrissima Signoria di Venezia e fu l'anno 1400.

Citazioni modifica

  • Montagnana è una assai buona terricciuola posta in piano, e cinta come Este e Monselese di mura antiche con molte torri ; l'acqua del Frassino le passa così presso che le rende parte della fossa paludosa, e vicino alla porta volge alcune ruote di mulino. È la terra assai bene fornita e di abitanti e di abitazioni civili, ha piazza spaziosa e grande, che ha da un lato una bella Chiesa.
  • È Verona una delle importanti Città d'Italia, e si può dire che sia una porta per tenere serrati i barbari di fuori.
  • [Verona] Le porte della città sono cinque: quella del Pallio, che così la chiamano perché la Domenica di Carnevale per di là correndo passano i barbari che corrono al pallio, sta tutto il resto dell'anno serrata. Sono a guardia di questa Città di continuo 500 soldati, oltre le guardie dei castelli. Bella cosa vi è da vedere l'Arena, cioè lo Anfiteatro assai più intiero che il Coliseo di Roma, dove si facevano le caccie, e si rappresentavano a diletto del popolo diversi giuochi.
  • E Peschiera una piccola terra posta quasi nel mezzo tra Verona e Brescia, sulla bocca del Lago di Garda, detto dagli antichi Benaco, per la comodità del sito di tanla importanza; che dicono, che passando per di là Carlo V Imperatore, essendo sul ponte che divide la terra in due parti, e guardandosi intorno disse: «questo è un bel sito ed è poco considerato». Le quali parole, raccolte e riportate da questo a quello, forse sono state cagione che si faccia la presente fortezza in quel luogo, come per sicurezza di avere sempre il passo libero da poter andare da Verona a Brescia, e di venire di là in qua e difendere che altri non vi possano passare; che per conservazione e sicurezza dello stato della Illustrissima Signoria è di grandissima importanza, essendo che dissopra vi è il lago, e di sotto il fiume, che non si può passare così facilmente, di modo che si può dire che Peschiera sia il ponte e la porta per passare da queste nostre parti in Lombardia.
  • Il lago di Garda non saprei assimigliare ad altro che ad un alto mare chiuso e serrato tra altissimi monti, che stendendosi verso Peschiera, trovate le vie aperte, manda fuori un profondo e largo fiume detto Mincio, che è quello che fa il lago intorno la città di Mantova.
  • [Lago di Garda] Produce questo lago pesci eccellentissimi e specialmente quelli tanto decantati carpioni. Per le rive del lago si veggono molti castelletti che così dalla lunga danno bellissima vista. Verso maestro si vede nel passare, sopra una punta, che si stende molto dentro all'acqua, quella già tanti secoli da Catullo celebrata Sirmione.
  • Trovammo Desenzano sette miglia lontano da Peschiera, e tre miglia più oltre Lonato, castelletti, l'uno e l'altro cinti di mura, che non mostrano però gran cosa.
  • Crema è una buona e bella terricciuola, abbondante di tutte le cose necessarie alla vita umana, ha le vie larghe e spaziose con belli e nobili casamenti sopra: ha una piazza, che sarebbe assai grande, se non fosse occupata da una Chiesa messa nel mezzo; con tutto questo è molto bella e dilettevole da vedere. E piena di popolo assai civile: è posta in campagna aperta cinta d'ogni intorno dalle acque, paite del fiume Seri che le scorre lungo le mura, parte di molti fonti che le nascono intorno: è messa in fortezza con una muraglia tirata con tanta arte che vedendola di fuori l'uomo può dubitare a quale di due abbia avuto mira l'architetto, o alla difesa, o alla bellezza del luogo. Come in questa terra sono di molti gentiluomini, così è copiosa di belle, cortesi e amorose donne.
  • Vercelli città posta ne' primi termini del Piemonte, sede ora del Signor Duca di Savoja, chè i Francesi gli hanno occupato Torino, è assai ben popolata e abbondantemente fornita di vettovaglie e di ogni sorte merci... Vi sono assai belle contrade con buoni casamenti, per le quali si vedevano anche di molti gentiluomini andare innanzi e indietro per i fatti loro. Per la città passa certa acquetta, che porta fuori tutte le immondizie, tirata di qua e di là per le contrade, come usano fare in molti luoghi di quel paese.
  • È Avigliana un castello assai grande e bene popolato, non già molto nobile o ricco per li segni apparenti, messo sulla costa d'un colle che ha nella cima una rocca antica che domina da ogni parte tutta la contrada: poco sotto le nasce un'acqua viva con larga vena, che forse è stata cagione che i Francesi, considerata l'opportunità del luogo, si siano messi con nuove mura e baluardi a fortificare il detto colle, come tuttavia facevano al passare nostro. La terra è un poco più al basso, assai faticosa per essere in riva: il luogo intorno è tutto lavorato e molto ben piantato.
  • Fatti dieci miglia di assai buona via, arrivammo a Susa che il Sole era ancor molto alto; cosi ci fu tempo di andare, secondo l'uso nostro, vedendo la terra. La quale non ha in sé alcuna sorte di grandezza e dalle sue ruine si può congetturare che nemmanco per l'addietro ella sia stata terra di qualche importanza, sebbene i Susiani dicano ch'ella già fu città assai insigne e onorata di dignità Episcopale, della quale ne furouo privati dalla Santa Sede Romana, avendo violentemente ucciso il Vescovo loro.
  • [Susa] È posta in luogo assai stretto, sì per essere nei monti, come per avere due torrenti che di continuo la vanno radendo, l'uno che viene dal monte di Ginevra detto Dora, l'altro dal Moncenisio detto Stura, che qui mescolati insieme, ritenendo il nome di Stura solo, vanno verso Torino. Ha le mura, che le erano intorno, in gran parte ruinate; le strade sassose e incommode, i casamenti poco comodi per quello che mostrano e poco onorevoli; hanno innanzi certi portici posticci appoggiati alle facciate delle case, che tolgono la vista di fuori e dentro le rendono oscure e tenebrose; ma questo costume di fabbricare mi pare che si usi in tutte le terre di Savoja. Vi è assai in alto un castello vecchio, nel quale vi stavano alla guardia alcuni pochi soldati: da un lato è in piedi un arco antico del quale non potei leggere la iscrizione essendo in luogo fuori di strada, che non se gli può così bene accostare; si vede però che è di bella forma e opera degli Imperatori antichi forse messo per ultimo termine dei confini d'Italia da quel lato.
  • Ci fermammo quel giorno in Ferrara, la quale invero è una bella città in apparenza: ha da ogni parte palazzi grandi e magnifici; le strade dritte, lunghissime e molto larghe: sulla piazza, ch'è grande e bella, da un lato vi è il Duomo, chiesa principalissima della città, da un altro vi è il palazzo, anzi piuttosto il castello dove abita il Duca; innanzi la porta del quale sono poste alcune statue ad onore e memoria de' loro Duchi passati. La città è assai grande e molto bene popolata, è d'ogni intorno circondata dalle acque del Po, che le rendono l'aria forse più umida di quello che converrìa per la salubrità dei corpi. Nella città è anche lo studio delle leggi e delle arti, ma non certo da comparare alla vista con quello di Padova o con quello di Bologna.
  • È Bologna una delle principali città d'Italia e, come si suol dire, della prima bussola, piena di popolo, di arti e di ricchezze, e abbondante di tutte le cose appartenenti alla vita umana. Nella città sono le strade belle con palazzi superbissimi, dei quali si veggono alcune entrate convenienti più. a castelli di Principi che a palazzi di gentiluomini privati. Sono di belle e grandi Chiese; la principale, ch'è sulla piazza, è dedicata a S. Petronio, padrone e protettore della città. È posta in piano sotto la costa di alcuni colli, sopra uno dei quali è con un ricco monastero, la Chiesa detta di s. Michele del bosco, onde si può vedere distintamente tutta la città, la quale è di forma quadrata, se bene non è quadra per l'appunto.
  • Firenze principale città di Toscana è una delle prime d'Italia, è posta alle radici del monte Apennino, dal quale è coperta dalla parte settentrionale e orientale, dove si veggono molti poggi, sopra de' quali sono fondati di bellissimi palazzi e ville nobilissime che fanno parere la contrada molto dilettevole: verso occidente si stende in una amplissima pianura. È divisa in due parti dal fiume Arno sopra del quale sono quattro gran ponti di pietra per passare di qua e di là. Nella città sono edificii e sacri e profani di mirabile struttura e di spesa incredibile.

[Andrea Minucci, Descrizione di un viaggio fatto da Venezia a Parigi, in Miscellanea di storia italiana, Stamperia Reale, Torino 1862]